Egli è più tempo ch'io non vi scripxi
e altresì non ebbi lectera da
voi. Almeno, se di vostra mano non potete, fate scrivere per uno de' vostri, ché
sse ' duo
cherici ch'i' ò, françesi, sapessono iscrivere il nostro volgare, io
vi scriverei più spesso.
Piero del maestro Iacopo mio
cugnato mi scrive come il
maestro
Lorenço
dicie
ser
Franciescho Naddini che fu mio
çio dee alle
rede del
maestro
Iacopo certa
somma già fa XXV o XXX
anni. Di questo mi maraviglio i
nperò che 'l
maestro che dicie gli
prestò ad decto
ser
Franciescho non ci adomandò mai nulla, ma fu bene presente
allo
inventario di
ser
Franci
escho
e andarono i
bandi per
Prato che chi
avesse avere nulla da
ser
Franciescho il portasse a'
notari del
bancho scripto,
e nulla vi fu portato per lui. Di che vi pregho che nne parliate in servigio
di me al decto
maestro
Lorenço
e che con sua conscientia voglia questo
facto, ché lo sa meglio ch'altre.
E piaciavi risponderne.
Ò sentito questo
anno mo
nna Margherita è stata forte malata. Abiànne
auto, l'
Anthonia
e io, in verità grande dispiacere. Ora per la
Dio
gratia è facta sana, che ci è piacere come fosse nostra
serochia,
e a llei
ci racomandate mille volte.
Credetti che lla
Chiesa di Dio venisse a unità più tosto non viene. Idio la
conceda, ché 'l mondo non può stare bene sança quella! Qui è uno grande
abate
cu
m XXV
cavalli,
ambasciadore del
re d'
Inghilterra per procurare questa
unione. Di qua si fa poco
ed ècci mal sicura la terra e meno il mare. I
vostri di qua
e noi stiamo tucti bene, per la gratia di Dio. Se per me si
può fare cosa di vostro piacere, sono a' vostri servigi, ché ne sono tenuto. Che
Dio vi guardi sempre!
Pregovi mandiate queste lectere legate sotto la vostra, ché l'una va a
Piero
mio
cugnato, e l'altro a
Baldello a
Prato.
Per lo vostro
Naddino
medico in
Vignione, a dì XXXI di
septembre.
[sul verso:] Franciescho di Marcho da
Prato in
Firençe prop
rio
etc.. -
[mano: differente da Francesco] 1396, da
Vingnione, a dì 28
d'
ottobre.