Al nome di Dio, amene. Fatta a dì 5 di setenbre 1392. Di poi sono qui non iscrissi se none 2 lettere quando qui giusi perché sapesi qui ero, più dì fa ch'io ricievetti una vostra lettera. E di poi ieri per la via di Gienova ne ricievetti 2 l'una chopa de l'altra le qualli ò viste e vegho chome dite sopra in fatti di Basciano e no mi pare abiate torto di nulla a parlare ne modo dite. Ora io ne parlerò cho lui e veròne bene iformato di tutto e che ogniuno abi la sua ragione. Io ò parlato 2 o 3 volte co lui di questi fatti: ver è di che poi sono qui egli è istato senprre fuori alla sua prrocisone ed io ò auto asai a fare i questo mese d'aghosto che no sono ghuari ristato per fornire la bottegha ch'era malle fornita. Ò meso a chamino ne mese d'aghosto 16 balle vaglono da f. 800 e ora n'ò preste 6. E andato sono a Chamo per chonperà 200 pelle di chamoscio e chosìe ò fatto. E poi ò scritto ispeso a Vignone si ch'io ò lasciato lo scrivere più a voi perché questo era di magiore bisogno. Vedendo Basciano era istato fuori da 10 dì sabato sera a dì 31 d'aghosto andai fuori e co lui istetti isino a lunedì. E parlai cho lui asai di questo fatto di Pisa e chome Istoldo baratò fustani a lane e tornò f. 800 sanza sua parolla, che bene si pente che gli paghò, e poi i panni diede per meno f. 500 no chostavano e asai chose itorno a ciò delle quali v'ero iformato. E una chosa mi s'è forte doluto che voi iscrivesti a Gienova a Franciescho di Bonachorso overo a lLodovicho una lettera i chosì vilana ispregiadollo forte: questo à 'uto forte per malle, io ò fatto quella ischusa m'è paruta sia buona, Io gl'ò mandato 1 lettera m'avete mandato sì ch'io voglo veghi la vostra volontà che chome gl'ò detto Franciescho e noi siamo vostri amici e niuno à bisogno de vostro uno danaro: veghisi ogni chosa e ogniuno abi sua ragione però ch'io vegho no potresti dire meglo al mondo e che voi volete rimettere ogni chosa ne lLodovicho che chonoschi questo fatto. Ora egli à lla vostra lettera, poi parlerò cho lui e vedrò quello dirà e a voi risponderò. Io andai fuori a lui per parlagli chome faremo per lo tenpo a venire d'esere forniti però ch'io gl'ò detto tutto chiaro: pere noi no si fa a stare isforniti al modo siamo istati e ch'io ci voglo mettere rimedio inazi di questo paesi parta però a dire a voi i vero qui troverò bene chie ci servirà e volentieri e bona giente e richi. A bocha lo vi dirò: io no gl'ò lasciato nulla a dire e chome a noi è danno da poi no fui qui è 5 anni più di f. 1.000 e chosìe è vero. Ò trovato qui roba i chasa tenuta uno anno e poi so bene i merchati truovo a petto a loro che s'io ci dovesi venire a uno piè e, pacie sia che Dio i vogla, ci verò più ispeso perch'io ò trovato ciento inbratti. L'afetto sie ch'io sono rimaso cho lui che parlerà cho suoi e ch'egli farà per modo sarò chontento inazi parta. Quando partì di Vignone rimasi con Bonisegna che subito qui manderebe i chonti di Basciano. Io ò lettera da lui a dì 16 e a dì 20 d'aghosto e achora no gl'aveva chonputi di levare: dicie fa caldo! Mai no viene a chapo di uno chonto sì che ogimai no poso fare nulla cho Basciano isino alla tornata. Ò detto a Basciano f. 600 ci dovete dare: dicie debe avere di ragione di fustani più. Di qui credetti partire a dì 8 di questo. Ora per aspettare i chonti e perch'io voglo la bottegha sia bene fornita e poi perch'io debo dare qui danari e malle volentieri voglo partire tanto tutti sieno paghati. In questi 3 dì ebi lettera da' vostri di Gienova ed ebi una lettera da uno di Giovanni à nome Lucha mostra sia istato malato ed è venuto a uno chastello a 1/2 camino à nome Chastellonuovo. E Dio sae le schuse fa perché malle volentieri è partito ma pure è itrato in paura e però è uscito di Gienova: à fatto in meglo che s'egli fosse là e morise! I detto Lucha mi scrive 1 lettera e dicie ch'io no mandi a paghare danari a Gienova perch'egli no v'è, per amore della moria asai ne sono usciti di Gienova, e ch'io mandi a paghare a Firenze o a Pisa. Qui no si trova danari per Firenze e pochi per Pisa e poi se ne perde uno per ciento e poi quello di Pisa no conoscie mia lettera. Sì ch'i' manderò pure a paghare a Gienova che da Vignone sono istati loro rimesi da f. 1.200. E quegli sono rimesi a Gienova dichono che s'io ò bisogno mandi a paghare e sarano bene paghati e chosì farò. E per questa chagione io sono istato da 4 dì di no mandare a paghare danaro niuno e avevo bisogno di f. 300 e trovavogli vantagio 1 1/2 per 100. E ora questo dì no trovo chi vogla dare danari per Gienova: no credo trovagli a pari e no so a pena che mi fare che per lo scrivere mi fecie perderemo parechi fiorini, anche no soe se ne troverò. Per questa chagione e sì per chonti sarei partito di qui a dì 8 o a dì 15 i meno: sarà più di 20 dì inazi parta di questo ma se altro ipacio non ò ciercha a dì 20 di qui partirò per chostà venire e verò iformato della itenzione di Basciano e a voi dirò iscrivi. Se voi vedete i modo di fare levare i chonto mio sì ch'io i trovi levato quando chostì sarò che per cierto Bonisegna à malle usanza di mai ne trare a fine uno chonto, che Dio sae quanti danari abiamo di dano per amore di chonti vechi di 3 anni. Io no vi dicho altra per questa che tosto vi vedrò. A Stoldo no ne iscrivo, da mia parte lo salutate e simille Domenicho di Chanbo. Idio vi ghuardi senpre. Tieri di Benci saluta di Melano. Franciescho di Marcho da Prato, in Firenze. Propio. Non ci è cosa da farne menzione.