Al nome di Dio. A dì 15 d'aghosto 1395. Guizardo, Francescho di Marcho da Prato salute di Firenze. A dì 24 del pasato ricevetti tua lettera fatta in Pisa a dì 22 per la quale ebi grandisima alegreza pensando venissi qua che arei auto grande piacere di vedertti e mostrarti una tua chasa la quale mi chosta tropi danari e tenpo, che llo pregio pue che danari, per gli mali inchonvenienti che me ne sono achorsi, ora è pure chossì e altro no ne posso. Anchora arei auto grande piacere di mostrarti i chonti di Pisa e i libri di Giovanni de Richo a ccò che chiaro avessi veduto tutto chome istà la chosa. Ora non è potuto esere e lla chagione ò intesa, sia chon Dio, sarà una altra volta di che arò grande piacere ma vorei fosse tosto chon vostro achonco e, se fosse a mio volere, sarebe domatina. Idio ne chonceda quello che dèe esere il melglo. Fui avisato per detta lettera la chagione il perché venisti a Pisa, di che ebi piacere, pure sia istato chon vostro onore e profitto che nne arei piacere chome di charo filgluolo che piacese a Dio che voi lo poteste vedere nello viso mio chom'io l'òe nello chuore. Di quanto v'è stato detto per alchuno da Vingnone che i' òe chonpangnia chon Giovanni da Pesana, salva la reverenza di chi ve l'à detto e la vostra, e no v'à detto il vero in però cho llui non ò chonpangnia niuna: ben ò sentito che ànno mesa chostì alquanta lana a chomune, questa non è chonpangnia. Detto Giovanni non so chi ssi sia e mai no llo vidi ch'io mi richordi, bene credo vegendolo ch'io lo chonoscierei poiché dite istette chon Arigholo ma, sia che si volgla, di lui m'ò a lodare per detto di Tomaso. Ma io mi do grande maravilglia di quanto mi scrivete di detto Giovanni e, se io avessi l'agio, per questa chon sichurtà chome ad amici ve ne direi molto a pieno dandovi alchuno asenpro buono a mio parere. Elgl'è la verità che Beninchasa Alamanni mi dice che chon detto Giovanni s'achonpangnò per chamino da Vingnone chostì. Ora, quando tornò qua e dicemi che venendo a praticha de' fatti nostri e miei elgli difese molto la vostra ragione chontro a me e pertanto mi do grande maravilgla di quello mi scrivete di lui. E potrebe intervenire a voi chome a cholui che avea uno chonpare e inmaginossi una volta che avendo bisongno d'uno suo ronzino elgli no lgli le presterà e per detta chagione sanza chiarissene altrementi gli trasse favella, poi si trovò era il chontradio e diventarono amici pùe che mai: chosì potrebe esere di questo fatto di Giovanni da Pesana. Dello non potere venire qua chome vi credeste mi gravò forte e dicho tanto che se llo sapeste mi parebe duro a crederllo ma tutto si vole dire sia per lo melglo. Arei auto charo di chostà m'aveste iscrito chome per questa diceste di fare, credo n'è chagione il mio no ne aversi fatta risposta a quella mi scriveste da Pisa e Idio sa s'i' òe auto volgla di fare risposta ma per molte chagioni no ll'ò fatto. Ma se Idio mi presta uno pocho vita io vi ristorerò per modo vi rincrescieranno le mie lettere: credetti pocho tempo fa farllo a boccha e già avea chonperati certti chavalli mi manchavano, poi no volle Guido di meser Tomaso né suoi parenti ch'io vi venisse, grande chonsolazione m'era venirvi a vedere tutti. I chonti di Pisa arete auti da Tomaso e veduto i resto dovete avere e se Francescho arà iscritto a Lodovicho chosa niuna che no sia bene detto sono certto n'arà dispiacere: sono delle chose che dà la merchatantia e lle chose di questo mondo! Non puote dire chosa di me che per questo né per altro da lui io potese mai levare l'amore, no llo mi dotò la natura che a chui i' òe voluto bene io ne possa levare l'amore chosì tosto chome fano molti e, se aremo a vivere e a punto gli vengha, il vedrà per opera. Di rachomandarmi Francescho non è di bisongno, chosì abia Idio miserichordia di me chome io ebi chara la sua lettera ch'elgli mi scrise da Vinegia uno buono chavallo e simile quella mi scrise da Milano. E io gli rispuosi graziosamente e donde e, se lla chosa sia proceduta d'aversi poi istranato da me, non so la chagione: duolmene insino alla mortte e altro non ne posso, per me no rimarà ch'io no sia quelle debo e ssì cho llui. Non ti posso dire altro per questa e questa no volglo tenghi per risposta, sarà chome pue tosto potrò inn altra forma che arò pue agio e dirò pue lungho. Vorei che potese esere a boccha e se Francescho mi volese fare vantagio, ch'è pùe giovane, verei insino a Bolongna per abocharmi cho llui ma pùe charo arei venise a vedere la sua chasa da Prato ch'è asai bella sechondo Prato: credo non perderebe i passi ma egli è tropo grasso, non à chura de' poveri! Non ti posso dire altro per questa, che Dio vi guardi senpre per Francescho di Marcho da Prato in Firenze. Ghicardo da Pescina, in Melano. Chopia d'una mandato a detto a dì 15 d'aghosto 1395. Francescho. 1395 d'aghosto.