Assai v'ho scritto ne' dì passati quello mi disse Francesco Federighi della vostra tornata, e del modo. Non ci resta altro a dire; se non che in questa ora vo a fare miei fattarelli in villa, soprastati. Avvisovi che, per quanto io abbia stamane auto da singolare e intendentissimo cittadino vostro amico e mio, la venuta dello 'mperadore non fia a questa infornata. E vedete quante cose abbiamo fatte, tutte per bene e per salute di questo buono reggimento. Ben credo che pur questi accenni e assalti costaranno assai: ma fia levata via in grande parte, per ora, la ismisurata spesa s'apparecchiava; e anche si faceva volentieri per salvare la città, e per offesa dell'avversario. So che della spesa sarete isbigottito, che l'arete udita. Confortovi con questa, che mi pare veritade: O! se voi, e gli altri che non sono in miseria, stimassono queste letizie e tristizie del mondo non più ch'elle vaglino, o! che bel tempo arebbono, e d'ogni cosa come ottimo filosofo riderebbono! E pur il fine nostro ci pruova questo. E pruovaci quanti pianti e quante letizie abbiamo fatti indarno. Solo resta aver compassione alle miserie a cui manca il pane e 'l semprice vivere, o la sanità. Confortatevi; e priegovene. Cristo ve n'aiuti. - LAPO MAZZEI vostro. Sabato, VI d'ogosto.