Mandovi una sirocchia della novella disse uno a' Contratti, quando lesse ch'avate prestati danari a uno povero uomo; e dicovi, che parlando l'altro giorno uno cittadino a non so che Pratese (pur assai bene vestito parea), v'onorava, nel Parlare, de' be' servigi sentìa fate spesso a cotesta Comunità; e confessando, quel da Prato disse: Ben sapete però, che nol farebbe se non ne guadagnasse. Vedete mondo! da lasciallo andare, e ridere di lui come di pazzo inimico; o accostarsegli il meno che si può. E arete in ciò consolazione, se seguirete pure amore e veritade e caritade, non curando gli uomini animali. E a Checco Naldini comanderete, che la vigilia di san Tommaso, che si digiuna chi può, vi legga, la notte che è grande, la Vita di san Tommaso quando andò a servire il Re d'India. Troppo mi pesa che quel libro stia serrato in cassa, e non sento s'adoperi. E se dite s'io il volesse in presto, no: però che n'ho uno comperato, in grammatica; mi trae di molte malinconìe, per le veritadi vi truovo entro; e fammi cognoscere il vero del nostro falso vivere; e toccansi con mano. Da una parte, penso possiate fare beffe di me, che scrivo e non adopero: da un'altra, credo più tosto avete per bene da me ciò ch'io fo con voi; purchè non vi truovi troppo occupato. Guardivi Dio. E 'l patto sia sempre fermo, che di ciò ch'io vi dico mi doniate perdono, cessando, o dove non sia malizia di notaio o di pecoraio, o dolo, che tiene oggi la bacchetta. Nannino, che scrive la lettera, vi si raccomanda. - LAPO vostro. XVI di dicembre.