Ricevetti tua lettera del mese passato, e ho indugiata la risposta per poter rispondere alcuna cosa certa sopra quella parte che mi dicesti, d'esser stato da Francesco trattato non come tu stimasti, almeno della stanza da Prato, ec.. Ora ene addivenuto quello proprio te ne dissi quando ti confortai della andata a Barzalona, e non stessi a contendere sopr'alle favole; perch'io sapea la condizione di Francesco, che spesso s'intraversava sopra piccola cosa quando gli parea ben fare, e poi e nelle piccole e nelle grandi era contento alla ragione. E' fa pochi dì che, andando insieme a Prato, e eravi Niccolò di Piero presente, io entrai in su questo ragionamento dell'averti maltrattato per lo passato; e come eri rimaso isconsolato, che della stanza da Prato non ti facea il dovere. Esso non mi lasciò a pena compiere il ragionamento, che e' disse: Ser Lapo, e della stanza di Prato e d'ogn'altra ove fosse mancato nulla, io sono presto a ristorarlo quanto e come tu dirai: omai non ne dir più nulla. Dice Francesco: Lascio pur farlo a te. E poi conchiuse: Pur che Simone faccia fedele e sollicito servigio dov'egli è. E pertanto, Simone, lascia questo fatto a me, chè io ti farò contento. Francesco ti fia et è maestro, e anche ti fia padre, se operarai per lui quello che tu dei, e io te ne priego. A Prato mandai la lettera mi mandasti, ch'io facesse dare a' tuoi. A Dio t'accomando: e quando scrivi a Francesco, confortalo di quello c'hai animo di far per lui. - SER LAPO MAZZEI tuo, vi di febbraio 1394, in Firenze.