Onorevoli amici. S'io non v'ho scritto ne' dì passati, non n'è cagione l'avervi dimenticati; ma attendeva potervi scrivere più fermo: e prima, dell'esser liberi dalla prestanza di Francesco. E pur iersera, per l'ultima, fui alle mani con chi aiuta questa pietade e giustizia. E disse: Sta' in punto, chè a questi dì manderò per te, propio in sul buono; e se vieni prima, tu ci isconci: e la cosa poni per fatta. Noi non pensavamo far liberagioni per partito; ma trapassare. A questa ho pensato si faccia. Ed èvvi la brigata bene disposta. Or per questo non mi mossi a scrivere: ma a confortarvi del processo fanno i Consoli nuovi di Calimala; il quale è questo: Che e' sono stati insieme e hanno udito de' due eletti da' Consoli vecchi, provveditori sopra 'l ragionieri; de' quali due tutta sia la cura di far ire al Ceppo tutta la sustanzia di Francesco; e tanto durino, quanto veggino il fine della cosa. I quali due sono Francesco di messer Alessandro de' Bardi e Antonio di Niccola; due onorati mercatanti, di buona fama e di grande intelletto. Item, sia lor la cura d'acconciare ogni errore e ogni traversia o quistione che nascesse fra qualunche, o in qualunche conto; con l'aiuto de' Consoli fiano ne' tempi. E veduto i detti Consoli nuovi la onorata elezione è stata questa, n'hanno fatta assai allegrezza; e hannogli auti, e molto confortati a far dir bene di loro e dell'Arte, per sì pietoso pensieri del Ceppo di Prato, c'ha fatto il morto nostro. Et essi hanno risposto; che, colla grazia di Dio, il fine lodarà l'opera; sanza volere eglino mai vedere o toccar danaio. E in conclusione rimasono, esser detti nuovi Consoli e detti provveditori e ragioniere, esser oggi alle 18 ore insieme; e dare forma e principio a questo bene, sì che la cosa vada pe' suoi piedi. Hovelo voluto scrivere perchè sappiate ciò che si fa; e per confortarvi di quello già il Comune e voi dubitaste: e non mi dispiacque per lo primo sospetto e per lo primo assalto; ma istandovi su, non crederei fosse degna gelosia. E istimano i savi e gravi uomini di Firenze, che non hanno altra passione che lodare il bene per bene, che la Comunità di Prato e voi non foste mai consolati di cosa di Dio e dell'anime quanto di questa: e riderete della pena n'avete auta nell'animo; nè mai mi voleste meglio che vorrete. E, grazia di Dio, io ho iscusati tutti, e di qui e di costà; chè catuno pensava far bene. E a catuno mostrarrà la verità, per che via abbia ad andare. Che certo, e' ci ha bene tanti de' cattivi e amatori del danaio, che e' non fu indegna cosa a sospettare; ma non dell'Arte di Calimala: se già qui ella non ventasse, d'antica buona, nuova cattiva; che cessi da me questi pensieri. Se ho a far nulla, scrivete. Sono tutto vostro, e a' poveri vostri legato in anima e in corpo. Lodato sia chi l'ha fatto! - LAPO vostro. V di maggio.