Recevei vostra letera a die XXIIII de lo presente
caxone de la moria, era alargato e sono,
per la quale ò veduto de la vostra sanità e de lo vostro grande buono amore
e proferte, e òne auto grande piaxere e consolacione; unde, breve
respondando per no darve incressimento, sono e serò, fino che possa,
ad ogni vostro honore et servixo de quelo che per mie se possa fare,
e cossì brevementi farei a' vostri da
fino a qui sono sani e stano bene, e de loro fermamenti voi sete bene
acompagnato; et sono studenti a' servixi e morti et fuori de ogni reo vicio,
per quelo che possa comprendere, e cossì li conservi
e ancora noi.
Ò veduto lo soprascripto de la letera a mie per voi mandata in quela parte
dove voi dite
tegni ni tengo
tropo de autri, me lasai trare lo mio de le mani, e perdei più de mile
secento
con uno
modo e uno autro, ne restai disfato. E in apresso m'è cresuto li
quali n'òe octo, cinque maschi e tre fanchule, ed òne una da maritare e
fanchuli doi de
brevementi, levai
fino a uno picholo, e no a tenpo, anti
bontà de Dio fino a qui, e così spero faroe da qui avanti; e vo vivando a la
jornata, e pogo o niente se po' avanzare per le
voiho più destendere per no darve incressimento. Quelo Idio che fato n'à
ne guardi e conserve in la sua gratia.
La moria talor cesa e monta, e
VIIII,
ch'è questo primo tempo e la no sia grandissima.
e nato sia in
scripvo intendevele et a vostro modo, dimando perdono. Christe aora e
sempre ve mantenga a honore de lo mondo e a conservacione de l'anima.
Per
con buono amore.