Non ò a che respondere, perchè da voi de due letere non ò auto riposta. No so
come se sia, niente de meno a voi fazo asapere come il nostro
lo
partireno octo notabili
Pensamo che starae doi o trei jorni a
è in
queste parte la
ito, no questa
mali, e de l'autra XIIII, fuorovi III de queli mali; de questa
cesserà e averà fine, e Idio lo voiha.
Voiho intendiate come sono stato tratato da
quale fino a qui ò tenuto per mio fratelo, come eravamo da
e aora per difeto de lui semo in contrario; e diroe, sote brevitae, lo dicto
volea che la
e de qui insisse a marito e qui retornasse: et io ne serei stato monto contento,
in quanto
questo forno inseme, e deliberato foe che la fanjula stesse in
era in
de doe
Le caxoni perchè, tropo serebono lunghe, e tra le autre
qui a
certo non è raxone. E ancora la fanchula più se deletava stare a
buone e savie done ca esser in
meravegiare, perzò che non era usata de stare in
cento autre caxoni ve sono, per che concludemo essere il meiho. E per questo
lo dicto
la
parole, de le quali monto pogo me ne curo. E ne la fine dixe che XI
de tera, che
nostro
perchè elo l'à tenute longo tempo e àne
per ben fare me ne incontra male, chè, se io avese queste tere
autri, sereboro
che io ve dico e arecordo sì lo foe, chè no voiho che elo da voi per mie sie
servito de tanto che vaiha uno picholo. A suo luogo e tempo meriterolo
chome fie degno. Mandovi con questa vostra letera più letere: pregovi
siano date ad
Vieni a
gentilomo.
Per
monto mi ò strecto.
Poi che ebi scripto intrò la dicta