in
altro, io non feci giae molto miglor pensiero che a mutar un poco d'aria per due principal
caxoni: prima, perch' io sono in tutto
se ciò non fosse stato; seconda, perchè a me par aver ritrovato una
nostra di costì, non vidi mai la più bella e più dilettevole, d' avervi tutti quegli piaceri ch' al
mondo si possono desiderare, e fornita di buone coxe al temporal ch' è corso, ma quando passa
buona stagione deba essere una delicata
me pare aver compiuto i mie' confini, e più d'essi non avrò maninconia. Intanto ch' io, benchè
compiuti gl' avessi rispetto allo inviamento ch' io ò qui, pur mi starei qui fermo . Ben vorei de
l'
questo sarà quando a Dio piacerà: ma non aspetterò quel tempo con tanto dixiderio com' io
solevo. Staròmi pianamente, e quando m' increscierà, me n' andrò a
qui l'una mattina, sarò l'altro dì a mezodì a
la patria mia,
qualche coxa, mi parà non aver confini, e coxì passerò mia vita fino piacerà a Dio.
Voi mi dite ch' io v' avisi de la
nè la vostra lettera ebi inanzi a la mia partita, chè tanto n'avrei cercho che, sendo
mio
avere l' animo impaciato se non a
Com' io vi dico di sopra, a
e fruttifero altramente ch' el nostro, salvo che non è tanto bene abitato, nè con tanti
ma sonvene alchuni molto begli, i più fatti per nostri fiorentini. Raxonate quella terra è più che
meza di fiorentini anticàtivi, cioè o nati di fiorentino per
quella terra sono gentiluomini
e vivono di
e raxonati. E queste due generazioni
con loro ben chiaro a l' atto del
con loro, che sono villani e gente da voler sempre il
li strazia, meglio n' à. La terra à ogni buona coxa: aria la miglor del mondo, come che alcuni
dicano ch' ell' è troppo sottile. Tutte coxe da mangiar e da vita de l'uomo sono perfette. La
terra piena di bellissime
contenta quella
Quel
suo raxonar è molto saldo, e sa molto ben dire; è piuttosto un busone che altro, e 'l magior
favellatore non vidi mai. Studia in dir sonetti e in Dante. Vivesi con la sua famola al meglo
può, e sento à alcuna
creatura di que'
E a dirvi el vero, secondo sento,
racolto, abiendo io a star a
l'
ben a punto. Or tutto rimanga apresso di voi, chè parlo come con
a ciascuno e servir ciascuno, e ogni dì mi dispongo a meno caricho d' anima, chè così m' aiuti
Dio com' io vorei far bene a ciascuno, e desidero la conversazione di pochi per vivere più
pacifichamente, chè vera cognosco quella verità che dicie: ov'è moltitudine quivi confusione. Però
m' ingiegno di non usar con molti, e spezialmente quand' io ò messo fine a' fatti di
della
Or io priego lui che può, che, se 'l meglo dell' anima esser debba, che mi
che con voi mi ritruovi prestamente: chè a quello di voi sento, vegio vi farò buona compagnia,
e forse non l'avrete più fedele. E non vi meraviglate, che, come ch' io sia giovane, sempre mi
piaque la compagnia de l'anticho, da cui veramente si può imparar ogni bene, o per scienzia
o per praticha, o per buona dispositione di vivere. E, quanto a me, par essere di 60
mi par esser vissuto in pecchati senza aver mai speso un' ora come ci comanda Dio. Lui ci
governi come li piace.
Sarà giunto
si sarà contentato. La dispositione sua è buona, e di lui arete fedelissimo servigio; e quanto io
a noi n' è bixogno se non fede e amore, chè la speranza non ci manca. Io ve lo racomando
quanto so e posso.
Nè più vi dicho, parendomi aver fallato a dovervi tediar in tanto legiere. L' amor vi porto
e reverenzia, agiunto al desiderio di vedervi, mi fa trasandar in dire: chè, parendomi con voi
parlar, non so porci fine. Restami ancor a dirvi de' fatti di
con voi come della più alta vittoria e più notabile che mai avesse el nostro
sia magnificato e laudato, e voi guardi e contenti.
A dì xvj d'
Vostro