lettere; salvo quella mi dite de'
All'altre mie cose che mi dite, non bisognava vi deste quella
fatica di rispondere, chè non era bisogno; ma siete uso a
quelle costume di là, che non volete lasciare indrieto alcuna
cortesia; che secondo questi più discreti, gran cortesia è
rispondere alle lettere dell'amico: e voi avete bene l'arte
di fare altrui ogni appiacere che far si dee. Sono contento
che abbiate un poco sollicitudine con quel turchio, che ben
dee essere saracino o barbaro, a essere stato tanti
crudele di sì onesta sorella, s'egli ha potuto farle bene,
come voi dite. E s'io istraboccai con voi, vinto dalla pietà
dell'afflitta,
Dio il dico) come con padre propio o come con meco medesimo
feci con voi. Ma io non debbo restare, ch'io la debbo sì
visitare o di parole o di fatti in questa sua tribulazione,
ch'io in parte la consolerò. Iddio mel
voglia: e s'io predicai in quella lettera, pienezza di
spirito e voglia di soccorrere il fece: bench'io errasse nel
troppo. E non ve ne cheggio perdono, chè tra noi due non
cade. E s'io pensasse l'aveste per male, non vi direi queste
cose.
Ricordovi che non pognate l'animo alla terra, per modo che
dimentichiate il cielo: e che io credo più esser accetto a
Dio una
quando none le potrete portare. E questo sia uno
quant'io credo che penaranno i vostri
Ora io cognosco che siete più cauto di me; che penso fate le
limosine segrete, e guardatevi ch'io nè altre nol sappia; e
io n'ho fatta una piccola, di fare una lettera a una donna in
fortuna, e holla già trombata per più lettere; e forse mi si
poria dire: Amen, receperunt mercedem.
A
vostra parte.
Sento spesso di vostri grandi conviti, a uomini e donne
ricchi delle pompe del mondo. E questo è bella cosa: ma,
secondo il savio, vogliono esser radi. Ma non vi iscordi ch'e
poveri venghino anche a vedere alcuna volta sì bella
ripieni e ristorati da' vostri
rimproverare: Una volta avessi tu