la quale mando a voi perchè vi dia quella consolazione ha
data a me: chè solo guardare lo
lettere o rigamenti di penna, m'hanno tutto confortato; come
che da altra parte mi turbano, veggendo si ritruova in più
affanni ch'io non credetti. Iddio l'aiuti e sostenga per
insino al fine. La lettera sua non mi perdete, ch'io la
voglio vedere in
ch'io ho spesso delle sue andate. S'io pensasse oggi avere
tempo, domane e l'altro sarei venuto a vedervi; e no m'arei
curato chiedervi la
agevolmente, essendoci ella, non verrei; tanti impacci mi
ritruovo dattorno spesse volte. Voi vi date a credere sapere
ogni cosa meglio che tutta l'altra gente. Io vi confessarei
d'alcune: ma delle più, volere essere il sommo saputo, voi
rimarreste gabbato negli effetti, avendo
non credere' a voi propio. Dicol pertanto che voi fate quella
cura di non affaticar la
ch'avesse bisogno d'agio e riposo; e ella vorrebbe ogni dì
fatica convenevole, e datole sempre il suo dovere del rodere,
e a i tempi. Non dico che per me ella sia stata
d'asina di piano, o di ronzino vetturino: ma vorrei che
quando ella non ha faccenda, che
facesse andare. Tutto ho detto perch'io le voglio bene; tanto
menò bene la
ruzzo nella briglia; tanta noia ho auta in questi dì, di
suo onore, non per vostro bisogno, a star con voi; e non ci è
modo: non so che si va facendo.
L'
altro
Raccomandatemi a monna
questa penna. -