«Reverendo in Cristo Padre carissimo. Molti vicini di questo
popolo di
diliberato di scrivervi la lettera la quale è con questa
legata. Ora, Padre mio, e' mi pare che vi scrivino sì a punto
la verità di questo fatto, ch'io non so ch'io me ne dica più;
se none che l'amor che m'hanno, forse gl'inganna di quelle
poche opere ch'io v'ho fatte e sono per fare. Onde priego la
vostra Reverenza, per l'amistade che dura fra noi per la
benignità vostra, che non facciate mutamento di questi
Religiosi; che per loro cagione procede tutto il bene che
costoro vi scrivono. Chè certamente ogni tramutamento fia di
rischio di far
fede e reverenza vi scrivo. Iddio vi dia grazia di pigliarne
buono partito. Sono al vostro comando. - Per
da
propia mano facci lettere a persona, e metta di sotto nome di
chi la manda, sanza parola di chi la manda: e però ve le
mando costà, sì che pigliate la parola di coloro cui io ho
scritto che e' siano contenti: chè cosa può fare un altro,
che non è licito al
costoro che sono
frati; ed e' si trovasse che
di colui, il raccomandasse per buono. E ricordomi che non fa
molto, che
di là; e se non è ora suo amico, che villania farei io, s'io
non ne chiedesse lor parola?
Le lettere hanno buona forma; credete a me; e sommi ingegnato
farle in modo che e' non paia sian fatte a priego de' frati,
che non ne seguirebbe la volontà vostra, anzi fareste loro
danno e vergogna. E l'amico si vuole servire, non come e'
vuole, ma come egli ha bisogno. Questo è il bisogno loro. -
Ho lettera da
quale vi leggerò come sarete qui. E parmi, se a voi parrà,
che in nome di Dio gli facciate qualche
fatto da
Io vi dirò sempre mio parere, e poi lascerò far voi.