Letta oggi per me la vostra lamentevole lettera, ripiena di più cose,
spintevi dentro dal vostro continovo dolore del
inteso in iscorso
quale trovai stasera in
e lessila da capo, per modo che forse vi misi un'ora. Piacemi il giuoco:
adunque mi piace ch'il fa, al modo vostro. E s'io vi dicesse ch'io non
v'avesse compassione, non me lo dovreste credere, perchè sapete sono
uomo di carne, e voi amo. E non è che a tanto turbarvi delle ingiurie del
fianco e dell'altre ch'avete, che giusto
gastigando, usarebbe temperamento, avendo compassione alla natura.
Correggerebbevi come peccatore, e amerebbevi come prossimo e amico.
Ira toglie il senno; e però il chiese quel
sanza ira. E per questo vostro medesimo detto, ravvedetevi di non
creder tutto all'adirato. S'io iscorresse in meno parole ch'io non fo tutto
dì, e sapesse meglio tenere le redene alla lingua, io spererei quando che
sia entrare nell'amor di Dio. Ma tanto ho già di grazia da lui, non che
ancora io me n'astenga; ma come l'ho fuor cacciata la mala parola, me
n'avveggio con vergogna dell'anima: forse la grazia di Dio mi menarà
più oltre, quando le piacerà tal benificio porre al monte degli altri m'ha
fatti; e s'io non sarò ingrato, come dite, anzi il farà, s'io vorrò. Voi non
andate meco per lo generale, come s'usa; e fate bene; e dimostrate
amore, fidanza e bontà: ma pur vi ritenete assai. Io me n'avveggio: do!
nol fate; che voi mi sottraete la medicina alle mie piaghe, a fare a
spizziconi. Or torno al proposito. Egli è proverbio, o vero nascosto detto:
Non credere ciò che tu vedi; e, Ira fa dire il vero e 'l falso a un modo.
Non so come di testa m'uscisse: dire, a fianco adirato, tante irose parole
ch'io facesse l'adirato infiammare contr'all'amico. Non passa
affari; e io non mi so gittare alla trista. E quando veggio un tratto
d'onore e di giustizia in favore di chi ha con noi a fare, e al mio maggior
non pare quel ch'io vorrei mi passi, e 'l brigante mi dice (che non sa il
vero): Se tu volessi, e' si farebbe! e io iscoppio nell'animo; e più tosto
inghiottisco, che consentire che ne sia cagione il maggiore: perchè non
ho mai trovato chi mi insegni come si dice uno vero, che sia vergogna
del
ricordo; e forse che ira m'avea intorniato! perch'io non potrei dire che
que' del fianco non dicesse vero, in tanta carità sono con esso, per
vostro amore e per suo. Per Dio, trapassate e inghiottite; chè non siete
solo!
Torno a voi, per dirvi il vero. Esser voi buono e giusto nella sicurtà e
nelle bonacce vostre; questa è poca virtù: perchè, catuno a panca sa
giudicare e ordinare. Ma il bello in voi sarebbe, esser giusto ne' pericoli e
nell'ire che tutto dì vi sono fatte, in sapervi un poco poco vincere: che
non che voi ve ne 'ngegniate, ma voi l'andate alcuna volta dirieto, insino
che l'avete rimessa detta ira nello 'nferno. Iddio l'ha per male; e non v'è
onore, tanto spesso dal fianco tenervi ingiuriato. Che benchè sia il
piggior male che sia, forse insomma non ve n'avete a lamentare: ma
rivolgetevi al buono Iddio, che v'ha tanto amato; e credete che in questo
secolo non è vera allegrezza. Qui si può apparecchiare beatitudine, ma
non averla né possederla. E la Scrittura santa dice così: Sappia colui che
non sa patire i rei, che egli non è buono, ed è testimone della sua
impazienzia. Meco ho troppo
quale è forte come la morte. Ben vorrei fosse sanza la noia dello
scrivere; chè fate male, e villania meco, a farlo tanto.
Alla parte di
leggerò a
che mi dite, e del Marinaio e di Caino, e d'ogni cosa che mi tenga a
basso, sono troppo contento: forse che molte prediche hanno già fatto
meno prode a molti. Iddio per me vel meriti: io non vel potrei mai
rendere, se non per simili consigli, s'io n'avesse. Le vostre fedeli lettere
mandaste per la mia fanciulla, ho aute, e fattele dare; e alla
ho detto, che caro arò si faccia, e caro arò che non si faccia; tutto
riputando per lo mio meglio: com'io reputo d'uno mio
a
in qua, il mal
della
truova, se non alzare gli occhi al cielo spesso; ove sta ogni mia pace.
L'uno dì sto bene, l'altro ho cagione; e vivo logorandomi; e levo le
speranze basse, assai per dono di Dio. E non è ch'io, che per natura il fo
volentieri, abbia tenute le risa a certi vostri piacevoli versi; in quel
campo dov'era stato il campo; sì della donna che piagnea il caro
e del levala Miniato! e altre cose; che non so persona viva che tener le
potesse.
v'ho inteso, e dite bene. E come ve l'ebbi scritto, me ne dolfi per tante
noie arete. E
porgli a vostro nome; non fu' io chiaro non gliel dicesse.
e fe cosa ch'io ho più cara che la
lui saprete tutto. Mostra andò al
lettera di ragione (cioè noi per voi), ma con la persona sarebbe mosso
più che
modi ve l'ho messo nell'animo. -
Tenuta insino stasera dì notte, XXVI dì
Da poi ebbi vostri
aspettava con disiderio; e presine volentieri: e tutto dì sono stato bene.
Abbiate pazienza s'io vi do troppa noia: della persona vostra non mi
curo; ma sì dell'animo, ch'io veggio tutto dì tanto affannato. E per certo
la
in pelago, e in alto mare, sanza entrar mai a porto: che sarebbe bisogno
una volta metterla in terra, e racconciarla; altremente potrebbe
annegare. E forse non so medicina l'avanzasse, per la fede ch'io mi
sento dentro, che stare io con voi parecchie dì; e voi vi poneste meco,
per umiltà, per discepolo due dì e due notti: chè voglia ho di vedervi.
Non vo' più dire.
forte; e però indugiò parlare con
vostra, esso s'arrendeo molto: e ieri, per le mani di
ogni dì. Veggio che non ci è altro bene che Dio, e poi avere uno amico;
come voi solete sempre dire. Io il dico dinanzi a Dio.
conoscete molto e molto: ben è vero che alcuna volta vi manca il modo
a ordinare tale conoscimento. E di questo ne sono cagione troppe cose,
che solo, come passera in tetto, vi conviene provvedere. Or fidatevi in
Dio; esso vi notricarà, e d'ogni pelago vi trarrà, gittando in lui i vostri
pensieri e le vostre malinconie.
La
Scrivete a
onore; cioè, che
che per Dio esso
tempo fa; e credo è vero marinaio: voi m'intendete. Ricordategli come vi
pare.
Piacque molto a
altro: se non che vi priego, monna
non per mio amore, nè per amore di criatura ch'al mondo sia; ma solo
per amore di Dio, che ha voluto darvela per vostra compagnia, e in
vostra custodia. Sappiate da me, ch'io ho spesso delle pene con la
vostra
ma sempre ho nella mente d'amarla perch'ella è la compagnia Iddio
m'ha data. In questo mi fa Iddio grazia: così vi raccomando monna
Deo grazias. -