suole mandar l'
con voi per metade. E con essi mi scrive, e infrall'altre mi dice di
quella materia di quella fanciulla, ch'altra volta vi dissi, e
la lettera di
quel dalle pecore. Stamane non la ritruovo in luogo la
aver detto. E sì v'ho a dire, che
in
quando arete agio. Ben dissi con lui, che l'amico avea poco tempo,
e che 'l
qual credo che sia, dissi io, che se potrà, e' vuole abitare altrove,
dove arà più posa d'anima e di mente, che qui no gli par trovare.
Penso questo agio ch'arete, fia quando verrò a saggiare quel
del
quello studietto vi sapete; cioè, che io
ricordare come s'io fosse figliuolo o
che voi n'abbiate pensiero. E niuna cosa ci è più bella, che fare al
tempo, quello che l'uomo dee; e d'ogni cosa servare equitade,
cioè giustizia. Voi l'avete osservata a di quelle a cui non eravate
tenuto: sì che a questo dovete esser pronto. Or voi potreste dire,
che quel delle pecore fosse Il dopo
padre far figliuoli. E io vi dico, no. Ma ben dico, che chi vede ogni
dì e ogn'ora uno erbo crescente, e non s'avvede mai che cresca e
ingrossi, eziandio non gli pare essendo molto inalzato: e chi giugne
di nuovo, si maraviglia della montanza ha fatto Iddio in quell'erbo,
mettendo in mezzo pochi dì. Così dico dell'amico, che passa più
che non credete. E i rischi sono grandi. Voi non siete più savio, che
tal
contare: e hanno sentiti amare
che potreste morire, e ella non bene arrivare. A me so che sempre
perdonate. L'altro giorno ne praticai con
onora; e non potreste avere più fedele
incompromesso in qualunche iscoglio o piano il mettessi. Esso
disse a me, andrebbe per l'animo un pari di
cui
Guardivi Iddio, e aiutivi fare e pensare la sua volontade. A' 30 di
partì di là uno vicino di qui, che me ne reca novelle. -