signore delle
veggia modo recarvene per la
quelle
fatene per lui venire quanto vi piace. Se vi trattasse male, romperebbe
meco amistade; e da lui più non ne torreste. Sarebbe, il più o 'l meno,
mia lettera vi trovò occupato: e non potrei avere per male cosa mi
rispondiate, però ch'arei il torto. Ma se nostra amistade
usa oggi tutto il mondo; vi gravo e prego per la vera amicizia e amore è
in noi, grazia di Dio, che per amor di me un'altra volta la leggiate, e in
voi stesso la consideriate; e Iddio pregate vi dia a bene deliberare.
Avvisandovi, che la santa Scrittura dice: I maggiori nimici ch'abbia
l'uomo, sono coloro che più gli sono in
perche ne' dimestichi è invidie, e consigli a piacere dell'uditore, che 'l
mettono nello 'nferno. Dovvi l'esempio. Chi e più nimico dell'anima del
rifiutare, di non scemare la ricchezza e la pompa sua: solo per godere
eglino. E i veri suoi amici, che l'amano in verità, vorrebbono che per
ubbidire a Dio e' si facesse uno fraticello, e andasse in su uno
attenderebbono a farlo santo, e sue prebende e sue ricchezze non
vorrebbono. Pregovi che mie lettere leggiate voi, e stracciatele; e che
non vengano a mano di fanciulli e di gente che faccino beffe della verità.
Guai a chi ha la
Iddio aiuti me, ch'io non sia del numero: e voi faccia paziente alle mie
importunitadi.
De! fatemi levare a
a cui ho a scrivere nulla: perche tutto vi vo' mandare; chè Dio me gli ha
dati da poterlo fare. A lui v'accomando. -