intorno al tuo bene, oltra quelle avea detto con
nel
dirizzava la lettera, perchè in niuno modo mi pare debba ogni volta rispondermi,
chè hai da fare troppo. E io penso ti sconcia più una ne mandi altrui fuore de'
che più e più
avea avanzato nulla, e fannogli quella ressa alle
cinghiale: e se e' non fosse da me e da altri bene consigliato e aitato, e'
verrebbe meno. E nondimeno
al proposito mio, benchè e' sia naturalmente più tosto da morire e' che tu, tu
puoi comprendere come andrebbono i fatti tuoi, se a te toccasse la volta prima,
come è tocca a quel degli Agli, a quel da
s'acconciasse; eziandio poi che
ti sia malagevole a patirlo, al gusto tuo; ma tu sai pure quanto è lodato chi si
leva dal tavoliere qualche posta dinanzi, e dàlla all'amico gliela porti
altrove. E anche è antico e canuto proverbio: Quando la
fanno fatti tuoi. Ora arde la ragione di
di quello io so, o posso, nel grado suo, e te nel tuo; però lui amo come padre,
te come figliuolo. E più dico; se pur
in travaglio da
d'avere a rompere le stanghe: e catuno è forte cosa.
Dicoti la seconda per dette cose. Che ad
vi s'è per
luogo non manca nulla; e arebbesi per 400
di cui sono
veduto in questi dì. Risponderebbe, sanza le
cento. Io te n'avviso. Costà non dèi volere sotterrarti. Iddio t'avvisi con
fede. Ho
affaticata, anzi ella muoia. Iddio t'allumini del tuo bene. -