Al nome di Dio, a dì 26 di
febraio 1393.
In questa ora ricevetti tua lettera. Rispondo apresso a brieve, perché
non ci (è) tenpo e, d'altra parte, i' òe ad andare a dezinare cho lo
Veschovo di Fiesole, che v'è
Guido di meser Tomaso e alchuno altro
grande
cittadino. E sarò cho loro e parleràsi asai sopra questi fatti,
chome che, questa mattina,
Guido di meser Tomaso m'à mandato a
dire che se no fosse che 'l
Chonsiglio si fa, ed àsi a trare i
Singnori, e'
si credea fare per modo che io potrei dire algli
anbasciadori che ssi
tornasono chostà: dirotti che seguirà.
Dello aviso mi fé
Nicholò di Piero, non ebi tropo dispiacere,
perché non ò paura chome ànno molti; tutta volta io vi misi i rimedio
chome fumo chonsilglati da
meser
Bartolomeo. E se chostoro vi mandano
anbasciadori, che no llo credo, verrà chostì
meser
Bartolomeo a
dire ed a fare quello che sarà di bisongno. Non posono chostoro fare
quello di che minacano: uscirà loro l'ira ed a me la paura; e' non ànno
a porre l'
estimo elgleno, ma chi raportò questo fece chome s'usa per
l'amicho di fare.
I
recholatori non posono fare pùe che fanno: sono tutti in buono
volere di questi fatti. Ma lla partte chontradia è tropo grosa: in chontro
a me volghono tutto
Firenze! Chonviensi pure fare loro puè onore
che non si farebe a molti altri
Ghonfaloni: e' vanno minaciando tutto
il mondo, e fanno chose di che seguirà loro pocho onore. È per la
grazia di Dio e della ragione e de' buoni amici, puè che della ragione,
in però que si fa pocha ragione: di tutto sia lodato Idio. Tutto sarà per
nostro meglo, se piacerà a Dio. Io mi difendo e difenderò insino alla
morte, poi facca Idio di tutto suo piacere in quello ch'i' òe erato: di
quello erore mi pagha Idio, ma noe chome io merito. Io venni qua per
volermi achostare a Dio, e i' ò fatto il chontradio; e s'io la
chonperò,
mi sta bene.
Io ti mandai per
Cristofano la
cintola della
Tina e llo
panno lino tinto;
e mandoti per
Nanino due
ramaiuoli picholini e 2 grandi ne fo
istangnare:
provedi dove bisongna. Non ti poso dire altro e priegha Idio e fa
preghare che
chonceda di questo fatto quello che dèe esere il meglo per
lle nostre anime: dello chorpo sia quello gli pare. Idio ti guardi.
per
Francescho di Marcho da
Prato, in
Firenze.
Quando
Meo viene chostì, dilgli che faca trare a fine quello
orto
dallo
Palcho; e in quella
fossa, che si doveano mettere
meliaranci,
fàciavisi mettere parechi belli
peschi o altro che vi istesse melglo,
sechondo che sono chonsilglati; e quando tenpo sarà, tórnivi a dormire
la
Domenicha cholla sua
familgla, per guardare i luogho. E dì a
Meo, pensi di bene fare e tenghavi meno ispesa che si puote. Dilgli
quello ti pare, e dì a
Matarello quello che tti pare. A te lascio ongni
pensieri di questi fatti.
Monna
Margharita, donna di
Francescho di Marcho, in
Prato.
1393 Da
Firenze, dì 26 di
febraio.