Sono rimaso assai bianco del
ronzino si
vendette; chè tolsi i
danari
credendo fosse una mia
ronzina, che io avea pregato il
Farillera mi
vendesse. E
hogli auti a rendere, perchè il
ronzino era quello del
Vescovo d'Asciesi,
che si ripara qui allo
Spidale. E hannolo que' miei vicini
venduto sanza sua
parola; c'hanno fatto grande villania e pazzia; però che e' non è suo, e avealo
a rimandare a
Scesi; salvo se ne trovasse
fiorini x, potea darlo: e io ve n'avea
scritto a pieno per una lettera vi mandai ieri per
Cennino da Pimonte: non
l'arete ancora auta. Dio sa com'io era lieto della
vendita della mia
ronzina!
che n'ho due; e avea commesso si
vendesse per
fiorini vii, e io me ne trovava
nove!
Or tutto ho detto perchè
Luca mi fa dire per parte di
Francesco, ch'io
paghi la
gabella costà: però ti prego sii co'
gabellieri, e leggi lor la lettera, che di
questo fatto non ho a fare nulla: e s'io o mio
lavoratore ne fia gravato, io
farò gravare loro. El
Vescovo sta in
Firenze dirimpetto alla porta de' Frati degli
Agnoli;
e ha a vita uno
podere che è in sul
Ferro, che 'l lavora
Andrea di Matteo, e
ha tanto che
pagherebbe parecchie miei
poderi. Non mi diano briga; ch'io l'arei
troppo a male; ch'io non ci ho colpa nessuna. El
Vescovo anche tiene
esser stato ingannato uno
fiorino o da
Francesco o da' vicini miei; ed è
vecchio e sospettoso. Bene abbiamo detto chi è Francesco: fattene beffe! Questa
lettera serba; che non vorrei però venisse a mani altrui che tua: ma leggila a
cui ti piace, e pregotene.
El fatto del
Ciurione arà buono fine, e tosto: dillo a
Francesco. -
LAPO MAZZEI tuo. xxiiii di
luglio.