+ Al nome di Dio, ame
n. Dì XXX
og
hosto 1389.
Io vi scrissi sino a dì
[***] del pasato una lett
era p
er le mani di
Piero di Filippo da
P
rato, (e) p
er q
uella vi dissi qua
nto fu bisognio. (E) di poi,
aspettando da voi r
isposta, nie
nte v'ò scritto, ed ò gran maraviglia chome
r
isposto no
n avete, richordandovi p
er q
uesta che più tosto che posibile ne
r
ispondiate, sì che l'animo mio che sta sospeso abia indizio di pigliare un buon
partito, che qua
nto fia, fia buono, e io ve ne p
regho.
Solo vi fo q
uesta p
er dolermi insieme con voi p
er lett
era, poi che a boccha
dire no
n vel posso, (e) male p
er lett
era, considerato lo sdegnio in me nato, dire
lo posso, ma pure con la meno
querela potrò il dirò. Se in nie
nte falissi, aviate
p
erdono, ché del vero nie
nte ma
ncharà p
er me.
Chome sapete, qua
ndo di qui partiste, vedendo io l'animo di
Buona
nsegnia essare
verso di me pocho abile (e) temoroso di no
n gienerare schandolo, vi dissi che chon
voi sarei semp
re, (e) simile co' vostri con una: a
Buona
nsegnia piacesse;
altrime
nti no
n. A che esso r
ispose essare ben contento. (E) io restato, senza
nessuno amore mostrarmi mai, ma nocivo al mio buono stato, al chospetto vostro
senp
re stato, con malvagie (e) false chalunie achusandomi, etiandio criminali - (e)
voi (e) io il sapiamo,
etc
. - le quali, considerato l'amore a voi avevo, ò limitate
a me stesso. Vero è che mai ben co
ntento ne sarò, (e) se ben mi richorda, in
Sancta Maria Novella di parte novellamo. (E) mette
ndo a le sue misere
p
reposte silenzio p
er ora, solo mi voglio dolere delle chose più innovate, le quali
a me son fino a mo
rte gravi, no
n meno p
er lo dolore n'ò in me che p
er la
gie
nte che parla, il di che a me singhularisima verghognia ne seghue, la qual chosa
avendo senp
re fugita m'è forte amaro (e) duro. Egli è vero che, chome sapete, p
er
la vostra benignità io son vostro
compagnio, (e) dato che qui n'abia di più savi (e) de'
più richi, a questo grado qua
nto a l'onore né p
rofitto no
n meno di loro degnio
mi rendo. (E) piacesse a Dio che chiaro questo vi fosse, ma lo ciecho amore fa
alchuna volta a sé aschondare asaisime chose che se a lucie venissero, sarenno
pochissimo laudevoli. Ma chome si sia, Dio giusto signore dimostri a ciaschuno il
vero del suo buono essare! E p
er no
n intrare in parole né dare a voi tedio né a me
dispiacere, voglio venire a la mia giusta ranchura, richordando semp
re che se in
troppa larghezza di dire fallissi, m'aviate p
er ischusato. Computate le chose chome
stanno, (e) che mai né disimile né disforme ranchure di nessuno vostro s
ervo a voi
da me fatte fossero.
Egli è vero, chome a voi è asai chiaro, che poi che di qui partiste qui (e) fuori di
qui p
er voi abiàn fatte asaisime facende, (e) semp
re p
er la Dio grazia a pu
nto
(e) p
rofittose, (e) chome che in quelle di qui semp
re (e)
fante (e)
compa
gnio
vostro essendo son chapito. Di quelle di fuori no
n dicho, delle quali semp
re il
tutto della fatigha è ssuta
e è mia, chome che, grazia di Dio, tutte a buono (e)
p
rofitto so' tornate sien ridotte, etiandio di notte pensato l'onore mio e 'l vostro
utole, (e) simile di chi chomesso alchuna chosa ci avesse, e fatte p
er voi p
ropio
(e) p
er altri senza alchuna
comessione delle chose a voi di gran p
rofitto (e) onore.
In questo no
n infignie
ndomi, ma semp
re p
resto di dì, di notte, p
er mare (e)
p
er terra, chome cholui che semp
re pate
rnale amore v'ò po
rtato (e) po
rto
qua
nto a voi sia a grado.
È ora ochorso chaso che sicondo che p
er li strani ò sentito, a
Buona
nsegnia è
stato chiesto
biado, cioè
grano, al quale dare compime
nto, guardandosi da me
chome se tradire il volessi, à mandato
Filippo più à dì XX di fuori a
comp
erare
q
uesto
grano. Il p
erché, essendo stato già da VIII in X dì, venne p
er chaso che, essendo
domandato da un mio charo amicho se bisognio avavamo di
grano, ché esso
p
er amore di me mi darebe in ciò aiuto (e) consiglio, dicendoli io: "Noi no
n
abiamo bisognio di
grano", pensando io
Filippo essare ito in
Arli chome chostumato
avia di fare altre volte in s
ervigio di
Falduccio, mi disse: "Io so che il vostro
giovane è a
P
ertuso (e)
comp
era asai
biado, il p
erché dimi se di nie
nte ài
bisognio, (e) io ti sarò buono amicho". P
er che, igniora
nte di q
uesto fatto,
p
resi da llui alchuno rispetto a saperlo (e) rispondarli. (E) partito, chiamai
Buonansegnia da parte, (e) dissi: "
Buona
nsegnia, a me à venuto a notizia
Filippo
essare a
P
ertuso a
comp
erare
biado, (e) anzi che p
er voi saputo l'abia chome
vostro
compagnio, p
er li strani l'ò saputo, il di che forte mi maraviglio, p
erò che
da me vi sete guardato". (E) chosì era. A buona fé, a me è forte duro, no
n sapendo
la chagione, essendo chosa nuova che mai tra noi no
n fossero ochorse chose il
p
erché fare si dovesse, (e) che bene i
l doverei sapere io, se
Filippo il sapia, (e)
che in fine io il p
reghavo che no
n m'avesse a fare sospetto in nessuna chosa,
p
erò no
n è chostuma di
compa
gni né di buoni huomini, essendo
compa
gni. A
chui rispose in questo modo (e) con q
uesta amistevole r
isposta: "Che ài tu a
sapere dove
Filippo sia o per chi sia il
grano? Il
grano è di choloro di chui sonno i
d
enari". (E) che no
n era fatto di
bott
egha, (e) che no
n mel volia dire, (e) sue
savi parole, le quali no
n mi lassa l'ira dirvi p
er lett
era. Piacesse a Dio che ora
fossi
abochato con voi a dirvi quello che p
er lett
era sp
riemere no
n vi so -
della q
ual chosa il chorale amore po
rto a voi n'è chagione, con grande dispiacere
di me, pensando che mai chosa vostra che p
er mezzo di nostra
compa
gnia
passase mi fu celata, (e) q
uesta chon gran chautele da me guardatosi
Buona
nsegnia. (E) in fine pe
nsare no
n posso da voi parta. El p
erché, no
n
dicendomi nulla, diedi licenza a l'amicho mio, dicendo: "Amicho, nie
nte so né
sapere posso, ma grazia a tte di tua p
roferta". (E) andatosi via, con altri fe' qua
nto
p
rima con noi fatto are'.
P
er che a me q
uesto è stato stranissimo fino a mo
rte. (E) chome
chostuma
nsi simili chose in
compa
ng
nie? Certo no
n, ché a voi medesimo ò
udito dire moltisime volte che lle
compa
gnie vogliono essare fratellanze; (e) dove
altrime
nti sieno, son guaste. (E) chosì è q
uesta, ché semp
re disidera' fratellanza,
(e) mai p
er molti no
n fu essa udita. Dio
paghi ciaschuno sicondo sue op
ere (e)
no
n altrime
nti! No
n so' modi di
compa
gnia, anzi di magioria. No
n dicho che
semp
re magiore no
n debba essare p
er lo luogho vostro che tiene, (e) sì p
er lo
tempo à più speso che gli altri. Ora io voglio tacere, ché forse mi vene detto più ch'io
no
n vorre', (e) ancho p
erché penso al chospetto vostro no
n fia creduto pure
il dettovi; e se no
n fia, a me no
n ne chale. Pure è l'animo mio alqua
nto scharicho,
(e) Idio farà l'avanzo.
Ed è ben gran chosa che, no
n essendo ochorso tra noi chosa meno che onesta
may poi che insieme siamo stati, un solo parlare di vero amore mai da lui no
n
partì, anzi più duro l'un dì che l'altro. Ora mi desso
[sic] Idio grazia che al
p
resenzia
[sic] vostra fossimo, (e)
mostrare'vi chiaro il vero. P
er Dio,
Franc
escho, datevi a credare chosì, ch'io mi fo forte a mostràlvi qua
ndo vedere il
vorete, chome che a questo vedere sare' vostra venuta qui asai necessaria. (E)
credetemi, questi maladetti
co
nti vechi guastan questa
chasa p
er lo no
n farsi,
ché di loro molte radici eschono che fanno asai male, (e) credetemi, ché penso che
no
n farete. Arò fatto il mio debito e Idio la resta. Informatevi chogli amici avete
qui, (e) vedrete chome vanno bisognie. Tanto vi dicho bene che mio sì o mio n
no
qui no
n si spende.
D'altra parte avete visto chome senza alchuna ragione o chagione esso,
segue
ndo l'empeto della sua volontà, no
n m'à lassato venire a
Milan p
er fare le
bisognie avavamo a fare a
Milano. Di che siamo asai di pegio. (E) solo p
erché io
no
n venissi chostì, sapendo ch'io avia ordinato chostì sare'
pag
hato dalle
rede di
Nofri in tale ordine l'are' messo p
er le chose si saren op
erate p
er li amici miei
che chostì penso avere. No
n so p
erché questo fatto m'abia, se no
n p
erch'io
abia tanto meno (e) sia più legiero (e) p
er avermi più a suo modo in nuovi patti. Or
questo è l'amore di lui che verso me si stende. Questo è il consiglio. Questo è l'aiuto
che s'à da simili magiori, e fa buon co
nto p
er sé, ché solo p
er fare meno asai
che p
er I
.o giovanetto si fare', e stagionandosi, se ne po
rta la grassa dell'olla e io
misero, a me, chome detto ò, di dì, di notte, p
er mare (e) p
er terra semp
re suto
(e) son colle fatiche. Sì che il p
roverbio che dicie "a chui ventura, a chui ventraia"
s'adenpiscie in noi. Rechate a un dì il fatto che la faticha è di
Tieri (e) mia e suo il
p
ro. De! credetemi, e se pure credare nol volete, ché pe
nso di no
n, restarà il
vero in suo luogho, e io p
resto a mostràllo,
etc
..
Or facendo fine al brieve lame
nto, p
erché altre matierie m'abondareno asai da
dire, io so' (e) sarò vostro tanto q
ua
nto a voi piacerà, aspettando r
isposta da voi
della p
rima scrittavi, dove dissi qua
nto bisognio facia sop
ra e fatti abiamo a
fare insieme. Vogliatemi p
er uno de' vostri eletti, (e) no
n vogliate adempire
l'altrui iniquità, facendo p
er aventura no
n vostro p
ro. P
er Dio, informatevi
chon gli amici vostri, (e) poi fate r
isposta. E fatto questo, no
n può essare che
buona, (e) sia chome vuole, solo ch'io sia schusato, a me basta, ricordandovi che 'l
tempo s'ap
ressa (e) le chose s'afrettano. Sì che, p
er Dio, seguite p
resto qua
nto
a voi pare, ché qua
nto farete fia il meglio. Mai no
n fia che a voi fino vita arà al
chorpo no
n porti quella effezione che a padre, (e) senza fallo il tenete.
No
n so alt
ro dirvi. De' fatti di
bott
egha no
n chale vi dicha p
erché da
Buona
nsegnia ne sete avisato. Ne' vostri o altri no
n chapio, la mercié di chui
p
er me si farà fino al fine il dovere, (e) Idio la resta. E fatti miei vi racomando di
chostì, se posibile v'è il farvi nulla, e anzi
gienaio m'
abocharò chon voi. Che
Cristo
mi vi gua
rdi!
El vostro
Andre' di
Vig
nio
ne salute.
[indirizzo:] Francescho di Marcho da
P
rato in
Firenze, p
ropio. A.
+
[mano di Stoldo di Lorenzo; data di ricevimento] 1389, da
Vigno
ne, a dì XIII di
settenbre.