Al nome di Dio, a dì xxj d'
ottobre 1389.
Questo dì per
Arghomento
vetturale ricievetti una tua lettera fatta
ieri, e per questa rispondo.
Veggio chome aveste quelle chose vi mandai per
Nanni di Lucha
vetturale, e lla
richordanza; e che l'avete avute tutte chome la
ricordanza:
di che mi piacie.
Del fatto della
cioppa che nne sono levati e' due
gheroni, veggio la
chagione il perché se ne levarono, e a cciò non è altro a dire. Del
refe
ch'io ti mandai, dìe che credevi che fosse crudo, dov'egli è chotto; sì
è, non bisognia dirne altro.
I
foderi che die ch'io
comperi per la
Lucia e per la
Giovanna,
mandami la
gonella della
Giovana e 'l
sottanello della
Lucia, o ttue mi
manda la
misura chome deono essere larghi e lunghi, e
chomperògli
loro.
La
malvagìa non ti mandai per
Mattarello, che non mi parve l'avesse
potuta rechare salvamente, per le chose ch'elli avea a rechare.
Lo
fiascho dell'aqua ch'io ti mandai per
Matterello fue di
tenuta
di mezzo
quarto, che ssi chavò del
fiascho grande che tiene uno
quarto; e chosì dissi a
Matterello ti diciesse, e non pare te l'abia saputo
dire.
Dello stare chostà insino a
Ognisanti o insino a
charnasciale, ne
faremo quello che cci parrà il meglio.
Le donne di
chasa
Niccholò non bisognia che ssi dieno niuna
malinconia di lui, ch'egli è qui con mecho e sta bene. Egli àe scritto
chostà di sua mano a
Matteo più lettere poi che venimo qua, sicché
non se ne dieno pensiero niuno: elli tornerà tosto di chostà.
Del
panno
nero per fare
chapelline n'àe chostàe
Niccholò di Piero,
buono da cciò; sicché dìe a
Matteo, te ne dia quello che bisognia.
A
Domenicho di Chambio farò
comperare due
testiere di
sciamito,
chome mi chiedi, e manderò 1
paio di
chalze vecchie per
Andrea.
Per
Arghomento
vetturale ò ricievuto questo (dì) il
saccho del
pane chotto, sicché sta bene.
Della
fodera per monna
Nanna di
Barzalone, n'òe scritto a
Barzalone
che cie n'ò trovato una
pezza di bello, del
cholore che vuole; e
ògli scritto se vuole mandare qua il
mantello per farvi suso
tagliare la
fodera, che lo mandi, acciò che non togliamo della
fodera più che
bisogni, o mandimi a dire chome vuole che sse ne faccia.
Mandami chome più tosto puoi, per lo primo amicho chonosciente
che cci vengha, tutto lo
reabarbero ch'è chostà, che qui n'òe bisognio
per le
pillole ch'io voglio fare fare, che quello ch'i' òe qua non è
buono.
E mandami due dodicine di
lino vermo, di quello di
Biagio d'Alesso,
che llo voglio per la
madre di
Tieri.
La lettera a monna
Franciescha, diedi; e lle
pianelle chiuse e alte
che domandi, farò che lle arai e che ella ti farà risposta. E di poi n'ò
parlato a
Cionello, ma la
Cilia non gl'à anchóra dato la
misura: chome
l'arà, vi metterà mano a falle e io il dirò domane alla
zia.
Se ttu puoi, e a tte paia, fae
ischucire quella
chortina che venne da
Vignione,
azurra, e
mandera'mela qua, e io la farò
ritignere e
manghanare
che parrà nuova. Idio ti guardi.
Franciescho di Marcho da
Prato, in
Firenze.
Monna
Margherita, donna di
Franciescho di Marcho, in
Prato.
1389 Da
Firenze, a dì 22 d'
ottobre 1389.