Al nome di Dio, dì xviij di
marzo 1393.
Per
Nanni da Santa Chiara ebi ieri tua lettera: apresso rispondo. E
prima, tutte le chose che mi mandasti per detto
Nanni, ebi, e tutto
stette bene.
A' fatti di
Falducio non chale ora altro dire. Ò ll'animo inpaciato
in questo fatto del
Ghonfalone, il quale mi dà brigha e afanno più non
vorei, per la forza grande che ànno. E apresso cierchano di farmi torto
per ongni via possono. E di quelli
uficali, che 'n questi dì si vinse che
si faciessono, ànno tanto fato che ne sono 2 del loro
Ghonfalone, cioè
Tomaso Ruciellai e uno
alberghatore, e posono fare quel piacie loro.
Ma ben credo che, o in niuno modo o inn altro, la
quistione si
spacierà per li
regholatori in fra pochi dì. Ciò ch'io posso, ne fo: Dio
ch'è Singnore me n'aiuti e a buon fine me ne rechi.
A
ser
Chimenti à' richordato quel bisongna, mi piacie; saprai da
llui quello ne seguirà, e fallo sollecitare sì che
Lodovicho e gli altri
paghino.
Sopra la
mula e
ronzini, nonn è altro a dire: falli ghovernare
chome bisongna, e quando saranno
guariti me n'aviserai.
Ài fatto bene a dire a
Meo che tolgha tutto quello
orzo di
Stefano:
dira'mi quanto fia. E fa dire a
Checcho Bondì che, se gle ne viene
punto di buono, ne
chonperi, avendo a buon
pregi, e sia buona
roba.
Nonn è di bisongno che
Nicholaio Martini mandi qua niuno per
quello ti dissi, che di poi s'ebono i
danari e llui n'è avisato, sì che sta
bene.
Delle 12
staia di
spelda
chonperata, mi piacie: dirai che
chostò lo
staio e quel
pesa.
Sopra il
vino non ti posso anchóra dire altro; non sono anchóra
anchoncie le
botti: farolle
achoncare chome potrò. Per lo dispiaciere
ch'i' ò di questi fatti, è rimaso.
I
nastri ti manderò per lo primo amicho, per modo starà bene.
E' m'è detto ch'e'
pipioni che si fanno ora, si vorebono tutti
chavare della
cholonbaia e
venderli, trovando a chi. Pertanto fa d'averne
chonsilglio chon
Barzalone, o chon chi ti pare; e se t'è detto
quel dicho, fa cierchare chostà se si potessono
vendere, ed io anche
farò cierchare qua a questi
pollaiuoli, e per altra t'aviserò sopra ciò.
A
Nanni di Guiducio dissi che lloghorasse quel pocho della
chalcina
nella
chasa che è allato al
forno, in rachoncare l'
amatonato della
sala e in
turare cierte buche vi sono: se no ll'à fatto, lo fa fare.
All'auta di questa, manda a
ser
Ischiatta e falli dire che s'elli nonn
à risposto alla lettera li mandò ieri
ser
Lapo Mazei per
Nanni da Santa Chiara,
che li risponda, e fattela dare e mandamela sùbito: non falli.
Avisami chome tu ài poi fatto, chon
Guidallotto
vetturale, delle
lib
.
50 di
chandele rechò da
Pisa: aopera ch'elli ti dia il
chosto, o ch'elli
ne rechi altretanto.
Di poi, questa mattina, sono stati quelli del
Ghonfalone chon
Guido, e ànno pratichato molto sopra la
quistione nostra; e, sechondo
ch'io posso chonprendere, e' se ne farà uno
stalglio, ma chon mio
danno pure. Io sono disposto a seguirne quello parà a
Guido e a
ser
Lapo e agli altri amici, e tosto se ne verà a uno fine: Dio lo
choncieda
buono per noi, e di te sia guardia.
Franciescho di Marcho, in
Firenze.
Monna
Margherita, donna di
Franciescho di Marcho, in
Prato.
1393, Da
Firenze, a dì 18 di
mago.