Al nome di Dio, a dì 26 di
magio 1394.
Ier vi scrissi e, per non trovare per chui mandare, ve le mando
chon questa: provedete bene quanto vi scrivo e a vostro podere fate
quanto io vi scrivo.
E prima che altro io vi dicha t'aviso chome i' òe promesso a
Bindo di Gherardo Piaciti
di prestargli la
mula e lo
ronzino morello e
Chastangnino
insino a
Bolongna, che nne mena là la
Nanna. E pertanto,
all'auta di questa, manda per
Filipo
malischalcho e dilgli chome le
beste debono andare insino a
Bolongna, e vedete - se vvi pare - di
fargli
sanguinare domane, perché sono istati inn
erba; e se bisongna
niuna altra chosa fare o
ferare o altro chome che qua, la provedrò
bene io e forse sarà il melglo che io provègia qua io de'
ferri, ma
dello
sanguinare non dicho, perché vole esere
sanguinata domane,
perché non si vole
chavalchare di due dì quando si
sanguina. Potrà
esere ch'io ti manderò ogi
Chastangnino perché vada per le
bestie e
facca quello sarà di bisongno; e manderotti pareche
melarance, per te
e per quelle di
ser
Lapo, e parechie belle
ciriegie.
E richòrdati di mandare chon esa la
chovertta
vermilgla e ll'
azurra,
e
freno bello, e fallo richonfichare a
Bernabò che v'à uno
chiovo
meno al
morsso: elgl'è nella
guardaspensa della
chucina terena. E fa
che
Chastangnino rechi la
chatena e llo
cholare dello
morello.
Io ti mando 40
melarance e di belle
ciriegege e
panni di quella
fanculla di
ser
Lapo e certte altre sue chosette: mandale a
Gringnano
e manda loro la loro partte, chome a tte pare, delle
mele e delle
ciriege; e manda loro, se tti pare, una
ispalla o vòi
choscia di
charne seccha e richòrdati, quando ti pare tenpo, di fare mettere quella
charne seccha gùe nello viale di versso
meser
Piero, cho maze per quelle
tre
chanpanelle. Fallo fare a
Matarello uno dì di
festa o una sera, e se
achóra non ti pare tenpo, fae tenere serato il
chapanello della
chucina
di versso la
chortte, serato a cò che 'l sole non vi dia dentro.
Io foe
chonto che, tornato
Chastagnino, che pocho apresso tue
vengha qua, chome a tte piacerà; e po' metti in ordine la
chasa di
quello a tte pare sia di bisongno, chome ch'io credo essere chostì
tosto e a boccha ne parleremo tue ed io e, sechondo ti parà, chosì ne
faremo. Che Dio ci dea grazia di fare quello che 'l melglo debe esere
in ongni chosa che abiàno a fare.
Della andata di
Gringnano sono avisato, e piacemi; ma tue non mi
di' chi venne techo: àmelo detto di partte
ser
Lapo, per una
poliza.
Dinmi se lla
Lapa di
Niccholò vi venne, che aviso di no, che credo lo
m'aresti detto: dinmi se llele facesti asapere.
Delle
lengne
chonperate, il
Tarpuca e' di' non è
chatasta; fae
ch'elle non si tóchino, vo'ne vedere la pruova. Fae venire le
chataste
da
Filèttore: cioè quatro chome dissi a
Schiatta, l'avanzo restino a
Filèttore e al
Palcho; e falle rizare nella
logia una
chatasta, e fae
iscrivere le
some che arechano, e vedi che
some sono e quante
some
n'entra di quelle nella
chatasta: aviso saranno buone
some perché
recheràno la
chatasta a
pregio fatto, faràno buone
some che per esso.
De'
sermenti
chonperati,
Barzalone, non ci mandare anchóra perché
none inpacino la
chasa; o s'elle pure mandi, mandaci chon esa, se
puoi, una
chatasta di
lengne grosse; e se non puoi, lascia tutto insino a
una altra volta ch'abi melglo il modo. Fanne chome ti pare: in te la
rimetto, fanne buona
charata. Se lle mandi, fa fare la
chatasta bene a
punto e bene serata, per vedere la pruova a punto.
Le lette
re che rechò
Piero di Barzalone da
Vingnone, ebi. Iscrivemi
Tieri che
presto a
Piero
f
. uno: dillo chon
Barzalone e
fara'loti
dare, e
dira'melo. E dìe a
Barzalone che
Piero à reauti i suoi sei
fiorini, oltra a quello uno: farògli
achonciare, chome sarò chostì, a
chonto di quelli
danari che
Barzalone diede pùe dì fae.
Venerdì mattina volglono esere qua la
mula e llo
morello e i
ronzino di
ser
Lapo, e fa che in questo mezo
Chastangnino gli ghoverni
bene accò che siano bene in punto quando qua veràno; puòlgli
tenere al
Palcho, o vo' chostì, chome a tte pare.
Chavalcherà
Niccholò di Piero
l'uno, gli altri meni
Chastangnino. La
chovertte non venghano
in sue le
beste, perché non faciàno la mostra: faciànne uno
fardelino
accò che no si végano. Provedi bene a tutto chome ti pare.
Di
Filipo che
guariscie, mi piace: sono delle nostre venture. Ieri
fallì uno altro
ghalighaio chon
f
. centotrenta della nostra
chonpangnia
di
Genova e di
Pisa: che di tutto sia lodato Idio. Vànoci le chose
uanno a uno modo. Guardici Idio di pegio s'elgl'è di suo piacere:
meritiàno questo e pegio per gli nostri pechati.
Fae di provedere bene queste lettere di fàrleti bene lègere pùe
volte a cò che tue intenda bene: il
Fatorino tragualza alchuna volta.
Idio ti guardi.
Rachomandami a
meser
Piero e a monna
Simona e saluta chi tti
pare.
per
Francescho di Marcho da
Prato, in
Firenze, in fretta.
Monna
Margherita, donna di
Francescho di Marcho, in
Prato.
1394 Da
Firenze, a dì 26 di
magio.