Al nome di Dio, a dì 18 di
marzo 1396.
Iersera ti scrisi per
Arghomento e dissi brieve per fretta. Per questa
ti farò risposta brieve a ongni
chapitolo delle tue per non perdere
l'Uficio. E perché non m'escha di mente, fa che all'auta di questa tu
dia a ongniuno di questi tre la loro parte de'
chaperi, cioè: mona
Bartola di ser Lapo e
Barzalone e
Nicholò di Piero, e ll'avanzo serba
per noi.
Io ti mandai per
Antonio Michochi cinque
mattassine d'
accia, e
dìsigli che ti dicesse che ttu ne mandassi quel tristo del
fornaio e
paghàsilo del tenpo che v'è istato, che dèe avere
lb
. cinque il
mese; e
poi te llo scrisi per la lettera t'arechò
Arghomento.
Mandami domattina due
orcia d'
olio
chonpagno di quel che ttu
mi mandasti, che voglio l'uno per la
zia e ll'altro per
Nicholò dell'Amanato;
e fami fare, domani, venticinque
pani, che per le mie faccende
e per l'altrui ci starò anchora alchun dì. Credo venirne
mercholedì:
dirotti domane quando m'arai a mandare le
mule; falle provedere
bene ch'elle sieno bene ghovernate, e simile de'
feri e dì a
Nanni che
provegha che 'l
basto della
chavalla s'achonci, per ragione se no ll'à
fatto, e richordagli ch'egli achonci quelle
perghole dall'
orticino che fu
di
Salvato, o ttu il chonmetti a
Nanni manescho che lle achonci bene.
Tutte le chose mi mandasti per
Arghomento ò riceute. E se quelle
melarancie si gastano, mandamene anche un
paniere e daròne a
Nicholò,
e ttu anche ne dà chostì a chi tti pare. E mandami un
quarto di
ceci, di que' buoni: direi me ne mandassi più, se no che mi pare
da guardàgli per
seminare. Se ogi e domane fa buon tenpo e
martedì,
può
Nanni arechare il
pagliaio e
Domenicho del Montale gli può atare
quando non avesse faccenda, e se pure avesse bisogno d'essere al
forno, puossi subito mandare per lui. Ònne anche avisato
Barzalone
di quanto s'à a fare: fate quel che ssi puote.
Piacemi che solecittate chi dè dare, che disposto sono che ongnu
n
paghi chi à di che. Di
f
. tre e
lb
. 12, ch'à dato quel di
Chalendino
non è altro a dire, e simile del
fiorino d'
oro v'à dato
Nicholò.
Fate d'avere l'avanzo della
farina da
Gusto
mugnano, e dategli
quelle sette
saccha, po' che gl'avete dato quell'uno
sacho vettato, e
fatene del
pane per mandarlo a chotesta gente; sì che, ditegli no 'l
mescholi cholle sette
saccho.
Piacemi che voi iscriviate a dì a dì quanto è di bisogno per modo
ch'erore non si pigli. E traete a fine e'
chonti di
Cristofano e degli
altri ch'io v'ordinai: non potete erare a llevarne assai, acciò che ssi
possa
chontare chon tutti. E richordivi di quello d'
Antonio di Fattalbuio
e d'ongn'altro che vi pare sia di bisogno. E ditemi se avete
trovato il
chonto di
ser
Naldo del
vino ch'egli à auto a
fiaschi: tanto
fate che voi il troviate, ch'i' so ch'egli è
iscritto.
De'
fraschoni non è altro a dire: fate tutti s'arechino. E poi fate
che s'arechi una
chataste di
legne grosse chome pare al
Tantera e a
Nanni. E dì al
Tantera che faccia quella
siepe chome pare a llui e
tolgha de'
chastagni e ciò ch'egli à di bisogno, che n'à al
Palcho e alla
Tinta, e facciasi atare a
Nanni, e che ll'
achonci per modo che lla spesa
non si perda; e posso
n tòre la
chavalla sua e lla nostra e portarne
due
some, e facciano sì ch'io non abia a fare loro chanata.
Ebi la lettera da
Ballerino: e' fu, qui e parlai cho llui. Sarà chon
questa una a
Stefano Guazaloti: fate vada salva. Rachomandàtela a
Nencco che sta a' la
porta a Gualdimari, e ch'ella vada bene ch'è di
bisongno.
Fa di mandare, all'auta di questa, a mon'
Ave e dì che 'l
fornaio mi
dicie avere da llei
s
. 18, e lla sechonda volta ch'io ci fu' me gli chiese e
io glel die': aràglisi ritenuti, e però la fa dire ch'ella truovi modo di
pagharlo, se nno ch'io le farò una gran verghogna.
D'
Antonio di Fattalbuio non è a dire altro: piacemi faccia per lui
quanto à fare.
Dissiti in altra chome io avea ritrovata la
smeralda, e òlla fatta
leghare e recherònela chostà e simile arecherò gli altri; truovomi, meno el
sugello
d'
ariento che un di questi dì me ne dimandasti, e però vedi se
chostì fosse i niuno luogho e avisami se 'l truovi; e se no, sarò chostà
io e cercherò per tutto. Recherotti il
chapuccio tuo e 'l
lino, che ll'ò
trovato, e' chape tuoi e una tua
chamicia ch'io ci ò trovata. Dimi se
vuoi ch'io ti rechi altro.
De'
magluoli del
Fornaccaio non è altro a dire: fagli sotterare e
achonciare per modo un altro
anno sieno buoni. E dì a
Nanni se
sarebe ogimai troppo tardi a venire e chogliere quelli ci dèe fare avere
Bellozo da
Travalle, del luogho del
padre della
moglie di
Bellozo; e se
paresse a
Barzalone di prochacciarne chostà di qualche buono
vitigno,
prochacciàtene, e mettetegli chogli altri insieme; ma vuolsi guardare
non mi fossono dati chattivi, che, po' che l'uomo viene a fare la spesa,
si faccia buona.
Piacemi
guardate provegiate bene l'
uscio e che
Nanni dormi di là, egli e
Montepulciano: avisagli si dieno bene guardia del
lume.
Di
prugnuoli o d'altro, ò pocho chura: ò assai
prugnuoli! Òe a
paghare in questo
mese due
prestanze. Alla predicha vo quando posso;
ma lla migliore predicha che ssia, si è a fare bene e non si puote
erare: tutte l'altre chose venghono a dire pocho, ma buono sarebe a
fare l'uno e ll'altro. Che Idio mi
dia grazia ch'io il faccia tosto, s'egli
è di suo piacere.
Del difetto tuo mi grava: sènne in parte chagione, e altro no ne
posso fare.
Piacemi che
Guido sia miglorato: farà bene a sapersi guardare
delle chose chontradie, e che per suo difetto no gli multiprichi quel
male
omore adosso. Idio ti guardi.
per
Franciescho di Marcho, in
Firenze.
Mona
Margherita, donna di
Franciescho di Marcho, in
Prato.