Al nome di Dio. A dì VII d'
aprile 1397.
Arghomento è stato ogi qui a me e rechomi una lettera che
andava a
Angniolo. Ami detto
Angniolo che
Nicholò dice che voi
no' ci potete esere di qui (a)
lunedì e che più il fancullo ène
aloghato:
ò rivolto ogi tutto il mondo per trovare una
balia e avevane a le
mani parechi; e più lo
Schiavo è venuto istasera a
'berchare qui e
viene domane chostà per questa chagione: per sapere quando vogliono
che lla donna venisi per eso, e s'è diliberato da sé medesimo che,
se non ne dovesi mai avere nulla, di farne piacere a te e a me.
Io no' gli ò voluto dire stasera che il fancullo sia
aloghato, perché
solo le due ore quando io l'ò saputo; e io òne quatro
bestie per
mandarti
grano, chontentomi che venghi cho'
Nanni, perché sone
trope
bestie a una persona a menare: digli tue chostà quelo ti pare.
Arghomento m'à detto ch'io mandi chostà il
grano di
Stoldo;
se
Arghomento arà tante
bestie, l'arecherà, se no, si arecherà quello
che potrà.
E'
cerchatori ci sono istati e àno cerchato onestamente, e in
chasa mandarono uno e no' più; andò
Ghuido cho' lui e menolo ne'
granaio e dice
Ghuido che gli àno
iscritto cinque
mogia di
grano.
Da
Pistoia non abiamo anchora auto nulla da
Stefano.
Nanni
pensa
charichare ventisette
staia di
grano. Manderotti venti
pani:
non è bello chome e' suole, perché è stato qui ritta ogi il più teribile
vento che fose di questo
anno e chon gra' fredo: è nostra
vetura
che, quando tue il vuogli, e' no' viene bello e, quando tue no' vuoi,
e' vie' belo.
Le
chaveze delle
mule ti manderò per
Nanni. Chon questa sarà
una lettera di
Balerino che viene da
Pistoia.
Ghuido dice che à
trovato quella lettera ti mandò
Belozo, dove e' dice che ti manda
una
libra d'
ucenso, e dice ène ne' 30 dì di
dicenbre 1396 e chome
dice che se no'
ti piacesi, lo rimandasi delle fortune e de le chose,
ché tue sai
bene ch'io no' vi poso metere rimedio m'
arogi al
danno, perché tue sai bene la
chondizione mia: che gniuna chosa
m'ucide più che quela e, se no' fosi per amore di te e perché io no'
sono libera, io vedrei pure s'io potesi uscire di queste tribulazione,
ch'io non ne istarei a servire più questo mondo. Io no' sono leghata
né di
figliuoli, né di
parenti, né di
danari, né di
merchatantie, sì
che niuna chosa mi te
nghono se no'
quelle due ch'ò detto, né
santa che i' me sia, sì che Idio mi dimostrò.
Per tutte le chose ch'io il deba abandonare questo mondo, Idio
mi dia grazia ch'io ami Lui e facci le chose che sono di Suo piacera.
Nanni viene chostà: domandalo di quele altre chose chome ti
pare. Perché è tardi e noi abiamo anche ongni sera le lettere molto
tardi, no' dicho altro: che Idio ti ghuardi senpre. Io ti mando ongni
dì una
tovagliuola e mai no' me ne rimandi niuna, e no' mi di' se
l'ài aute: di questa
setimana n'arete aute tre, tenete mente chome
ele vanno; arei fatto, già è parechi dì,
buchato, se no' ch'io aspeto
mi mandi i
panni sucidi.
per la tua
Margherita, in
Prato.
Franciescho di Marcho, in
Firenze, propio.
1397 Da
Prato, dì VII d'
aprile.