Al nome di Dio, amen. A dì 5 di
magio 1402.
Iersera per
Filipo di mona Ghuiducca ebi tue lettere e chon
esse altre lettere: òlle fatte dare. D'aver messo la
Domenicha i'
chasa e lla
Lucia da lato, fane ciò che tti pare; d'aver chostà delle
faccende, qua
nto più vi starai e più te ne veranno, e penare' un
buon pezo a venirne se ghuaterai a ttutte le faccende.
Me
rcholedì,
per
Neri da Filettole, ti schrissi e chon esse ti mandamo più lettere
di più parti e lettere che aveva dato
ser
Lapo ch'andavono a
Barzalone
e una che mandava
Cristofano Cirioni; la lettera a ch'i' ò avuta
per
Filipo non è di nulla; era bonissim'otta: promisemi che te la
darebbe chomunch'egni entrasse drento alla porta: penso ch'egni arà.
Ò aute ogi, per
Arghomento, tue lettere e chon esse altre lettere
ch'andavona a
Stoldo e a
Domenicho di Chanbio: sonsi date
al
fondacho. Perché tu mi ischrivi che ci sarai istamane, penso che
lla arai rimutato in istasera, e di' che vera
i qui e
domenicha ritornera
i
chostà, se non ti fusse qua ti nicistà, sami male ch'abi a ritornare
a mano a mano chostà, non di meno seghui quel che tti pare.
Se ttu non torni ora mandami qualche
danaio, ché ssai bene che no'
me ne laccasti ed io no' n'ò voluto mandare al
fondacho per essi,
ché tt'ò aspettato ongni dì. Perché ispero che ttu torni in dì in dì,
farò sanza più dire; sarà chon questa mia, lettera di
ser
Lapo Mazei
ed altre.
per la vostra
Margherita, donna di
Francescho di Marcho, in
Firenze.
Francescho di Marcho, in
Prato.
1402 Da
Firenze, a dì 5 di
magio.