Al nome di D
io, a dì xxj d'
aprile
'397
A dì xx di questo ricevemo 1 vostra letera, fata a dì x d'
aprile, a
che rispondiamo.
Voi dite averci schrite bene otto lettere e che doletevi non v'abiàno
risposto; che vi dicamo non sapiàno che vi dite, che poi che siete
chostì non abiàno auto letera nula, che se l'avesimo aute v'aremo
risposto.
Noi v'abiàno, per più schrite a' vostri e anchora a voi, a
Pisa, che
tuti
pani auti, tanti
linghadocho e
staneti e
pisaneschi, ne tengnamo
conto cho' vostri
chosti di
Firenze, e tute ò mescholate insieme e a
loro n'abiàno mandato
conto di cò ch'è
venduto e
rimeso ciò che di
loro si trova, sì che qua non ci resta
danaro di loro. I
danari de'
pani, de'
pani di
San Filice, non sono
rischosi o se none la metà:
pensiamo subito
risquotergli e
rimetergli pur chostì a' vostri: chon
gl'altri e cho loro ne fate
conto.
Noi abiamo schrito a' vostri di
Firenze, per più lettere, piacci loro
che questi
pani che qui sono di loro, fargli
asegnare ad altri, perché
non posiamo atendere a fare fatti altrui e none àno fato niente, sì
che se l'avete a far voi: siatene cho loro e provedeteci. E se anchora
vi chontentasi
asegnasino loro i vostri
debitori, ci sarebe in ghrande
piaciere, che ci è sì forte
risquotere che non vegiamo se ne posa
avere altro che disinore, perché non ci si può
risquotere perché non
si fa nula per lo paese.
Nè altro c'è per questa a dire. Cristo vi ghuardi.
Michele di Iachopo Lottieri e
conp
., in
Ghaeta
Franciescho di Marcho e
Manno d'Albizo e
conpagni, in
Firenze
1397 Da
Ghaeta, a dì vij di
magio
Risposto