Io credo che sia circa di due
mesi ch'io non scripxi a
Prato né ad te né
a 'ltrui. La cagione è stata ch'io non sapeva ben che, però che sono stato tra
diversi pensieri
e non ne sapeva prendere partito. I' ò grande voglia di
venire di costà, non per stare ma per vedere i
parenti e gli amici
e ordinar
i miei facti, e poi menarne di qua l'
Antonia e le fanciulle. Or del venire ora
sono da tucti amici sconsigliato e sì per lo
sviamento de l'
arte mia e pella
spesa del venire
e per la donna che in questo tempo non
guadagnerebbe
niente, ma perderebbonsi tre o quatro
mesi più utili dell'
anno. Et pertanto, se
per te costà si potesse satisfare a quello è di bisongno ne' miei facti, non
passerei di costà questo
anno.
Mandoti in questa la seconda lectera a
Franciescho che ti dia
fiorini ciento
d'
oro,
e perdonami non gli ò mandato prima perché
Boninsegna è stato molto
occupato in fatti di
messer
Ghisi da Pistiglio per una
casa à fatta
murare
che fu di
Nicholò Pentolini, in la quale torna
Nicholao di Bonacorso
e Nicholò di Raù pisano, i quali sono
compagni. Et io voleva prima
capitare
e aconciare con lui la
ragione vechia
e truovo
Boninsengnia à
spesi per me tra miei
panni
e fornimenti
fiorini centocinquanta, de' quali ò
pagato già più tempo fa,
e di questi cento che ti mando n'
acatto da lui 38,
come vedrai nella sua
scripta. E di
Boninsegna m'ò molto a llodare. Ringratiane
Franciescho per mia parte quando 'l vedi.
Molto m'allegro abbi maritata l'
Angnola perché mi pare l'abbi posta bene
- lodato ne sia Idio! - come che lla spesa ci sia paruta grande secondo a tua
possibilità. Inscrescemi io non sono questo
anno in stato poterti sobvenire come
sai per molte spese di costà
e di qua ocorse. Pregoti che ti conforti
e
non dubitate che quello non s'è potuto fare a questa a tempo, se Dio ci fa sani,
faremo ne l'altre, ché spero in Dio di potere perché di dì in dì aquisto più
honore
e utile. In verità molto mi piace questo
parentado,
e piaccia a
Dio sia sempre pace di loro e di noi! Ad
Franciescho mi racomanda
e Karlo
saluta per mia parte.
Sono contento di quello è piaciuto a Dio, cioè di cavare il fanciullo delle
sue tante pene
e la
madre e me di fatica e di malinconia. Sarà l'
Antonia
sciolt'a potere venire di qua, che a vita del fanciullo non poteva. Di tucto sia
lodato Idio!
Come tu sai, i' sono stato duo
verni sança la donna e la
famiglia, e chi mi
donasse buona cosa, non strei un altro i
nperò io sto male e mal contento
sança lei
e ella sança me. Non tanto per avere figliuoli, de' quali ò pocha
voglia, pensando lo stento ò lor veduto fare,
e forse quel dolore fu grande
cagione io diliberai partirmi di costà, ma perché viva contenta meco
e io
con lei com'è dovuto, sì che ad me
è di necessità o venire costà per lei o farla venire con altrui. Del venire
mio, ò detto di sopra quanto danno me ne seguita in tucta questa
state
e
meno danno arei a venire all'altunno
e starvi di costà poi il
verno
e
fare i fatti m'ài scripto io v'ò a fare. Et se si potessono per te fare
e
ordinare la donna venisse qua colle fanciulle per mare, ad me sarebbe più
aconcio. Et pertanto è bisongno pigliare de' due partiti l'uno. Prima che,
potendo far voi sança venire io, voi ordiniate prima ad venire dell'
Antonia che
Piero, se puote, venisse con lei
e Guido, se vi fosse.
E io ò scripto a
Piero già più tempo, risposta a una ebbi da lui, facta in
Geneva, com'io cercava
se qua per lui avesse qualche
aviamento con quelli
denari ch'egli à
e colla
sua persona,
e tucti mi dicono questi
mercatanti ch'è sciocheçça cercare
aconciarlo, non essendoci, ma che venga
e vegia le
condiçioni
e ' fatti
d'altri
e altre vedrà i suoi; et la venuta fosse per mare;
e forse
verebbe a punto avere buona co
mpangnia i
nperò che
Piero Borsaio ch'è
molto mio amico dee venire a
Pisa, fatta
Pasqua,
e dicemi ne vuole menare di
qua la donna sua
e quella d'un suo
compagno, et
Nicholò di Raù anchora
sta intra due farne venire la sua. Et faciendo questo, si vogliono
afictare
case
e terre il me' che ssi può et
vendere tucte le
maseritie, excepto il
panno
rosso
magiore e 'l
copertoia
e la
coltra e
lençuola
e tovaglie
e altri
pannilini. E di questi si vorebbe fare una
balla
e mandare qua, et tucte
altre cose,
bocti e
vini,
legna,
vendere. Or questo t'avisa quel che ti pare
e rispondimine,
e io ne scrivo a
Piero. Consigliati anchora c
on
Francescho.
Al fatto della divisione di
Baldello, ti dico così. Tu sai ch'io non sono
questo
anno disposto a
comperare però non ò i
denari, ma se per i
nmaritare
la fanciulla à bisongnio, son contento delle terre abiamo a comune
oblig
hi
quella parte ch'è a bastança o
i
npegni, sì che per questo non si lasci,
e l'
obligatione sia per modo si possa riavere a tempo,
pagando i
denari;
e di questo ne scriverò ad lui.
Per altra mi scripxi tu operassi l'
Antonia si
vestisse di
cioppa
e di
mantello
foderato di
drappo di qualche bello
panno fino come a llei piace;
e
se tu non ne se' agiato,
acatali per mia parte da colui ch'è mio socorso in
tucti miei bisongni, cioè da
Franciescho,
e io nel pregho in una lectera
ch'io gli scrivo.
Apresso ti scripxi ch'io dubitava non avere perduta la mia bibia i
nperò
non venne qua cogl'altri
libri
e l'
Antonia mi scrive non rimase là in
casa.
Dubito non fosse furata quando s'apersono i
forçieri i·
Santa Conda.
Avisamene, se ne sai nulla.
All'aconciare di
suor
Lena, se lla mia
famiglia verrà di qua, cioe ch'i' ò
sarà nelle sue mani sì ch'ella ne potrà prendere poco o assai, come le piacerà,
inmentre rimane costà; secondo la possibilità ch'òne ne pigli. Grande pena m'è
quando penso sopra quel che in una tua lectera mi scrivi, che lla
famiglia mia
non à a bastança di che viva, ed è sança spesa alcuna a comune. Sì che, s'io
venisse, co· me strebbeno molto peggio. Io so ella è di
condiçione che non tolse
mai a'
parenti per dare agli strani o a' frati,
e s'ella patisse necessità
di nulla, ne sarei mal contento
e non voglio.
E però
volgi
[sul verso:]
prenda quello che lla benedetta
madre le lasciò in suo
testamento
e oltra
quello vuole in
grano o in
denari, quel più ch'elle vede sia di bisongno,
e
così scriverò all'
Antonia le dia quelle ella chiede.
E questo per altra gli
aveva scripto, e più son contento abbia necessità mia
famiglia ch'elle. Io feci
cancellare a
Marco di Tano la
ragione sua di quello aveva tolto da llui
nella sua infermità il dì dinançi ch'io venisse qua, sì che credo
Marco non ne
le dirà nulla.
Da poi mi scrivi per altra com'è fatta
badessa. Questo mi piace per suo
honore, ma dubito ela non abbia troppa fatica o solicitudine e pensieri.
E
però dille prenda la cosa in forma ella possa durare. Io le scriverò una letera.
Antonio che sta meco non si poté aconciare con quel
vinatieri dove voleva,
e quando era per venire di costà, disse che più tosto si rimarebbe meco,
e io lo ripresi com patto, in quanto non facesse
bene, io non voleva esser tenuto riporlo unde 'l levai,
e così fu
contento. Io vegio che 'l male si potrà digrossare
e ritrarsi a cuore niuno.
Di
Guido di Ridolfo, non so che si sia. Salutalo per mia parte. Fareb
be
bene o di spiciarsi di qua
e poi tornare di costà et torre donna
e stare
come huomo, o veramente sciogliersi da
Prato
e tornare
e far qualche
utile. Io credetti tornasse con questi due
ambasciadori, e forse tornerà con
messer
Bonifatio; o è ito con lui a
Padova e a
Vinegia: non so.
Di' alla
Lorita i' ò gran voglia di vederla
e trovarmi con lei, e forse
Idio tosto il
concederà. L'
Angnola saluta
e dille buon'astrugha le fia, al
modo di qua. Salutata
Nofri e
Checo per mia parte e
ser
Bartolomeo e
ser
Franciescho di ser Alberto e tucti
parenti e amici come ti pare.
Del facto t'ò scripto del venire della
famiglia mia, ti pregho che pensi però
ch'io non so· disposto a star più così in niuno modo. Io sto male
e con
ispesa assai di costà
e di qua. Et se pur fia di bisongno io venga, verò.
Idio sia guardia di te!
Per lo tuo
maestro
Naddino in
Vignone, a dì XXI di
março.
Monte d'Andrea delli Angiolini in
Prato prop
io
[mano: Monte] 1388, da
Vignone, a dì 9 d'
aprile, per uno romeo da
Iuolo, da
maestro
Naddino.