Al nome di Dio, amen. A dì 12 di
settenbre 1395.
Ieri cho lettera di
Manno di ser Iachomo vi scrisi una
lettera e disivi quanto fe' di bisongno e niuna vostra ò poi
e ora non è dire.
Detto chome ebi le 2
balle di
scheruoli e mostrati gl'ò e a
l'utimo amicho è venuto a
f
. 44 ma e vuole tropo di
tara. Qui
è di chostuma sechondo dichono dare 10 per cento: no 'l farò
se da voi no l'avessi. Dite s'altro ò a fare sopr'essi e
intendete a
danari
contanti o 15 in 20 dì tenpo a
scritta di
bancho.
Anchora v'ò deto chome al presente non si piuò mandare di qui
a
Viglana siquro per le terre del
Conte di
Savoia ma bene si
spera le chose s'aconceranno di certo. E però, se per questo
fosse da prendere altro partito, fatelo però ch'or è il tenpo
de la conca loro. Qui i' ne seghuirò quanto mi direte e chol
più
utile si potrà.
Lane,
fustani stanno a l'usato, se di nuovo faranno vi dicho.
Non manchi per caschuna diciate chome vi fanno.
Chanbi per costà 1 3
/4 in 2,
Vinegia 3 3
/4,
Gienova 3 per
cento pegio,
Parigi 1 1
/2 meglo,
Bruga
s
. 31
d
. 4.
Né altro vi dicho. Cristo vi ghuardi per
Tomaxo di ser Giovani in
Milano, 14.
Di poi ò scritto 1 a
Domenco sarà chon questa, mandate. E se
Stoldo è chostì legala e pi la mandi e non esendo fatel
o
voi pù non dico ora.
Francescho di Marcho e
Manno d'Albizo,
in
Pixa.