Al nome di Dio, amen. A dì 19 di
settenbre 1395.
A questi dì per da
Vinegia e per
Pisa v'ò scritto quant'è
suto di bisongno. E dì 17 per da
Vinegia n'ebi una vostra de
dì 2 e detto dì n'ebi un'altra per da
Pisa di deto dì e
quanto per tutte dite ò intexo, rispondo.
Sono avisato de le tre
bale di
veli avete mandati a
Pisa che
qui sieno mandate, sia chon Dio. Qui l'atendo di dì in dì
però ò lettera da
Manno per chui le manda.
Come deto v'ò per anchora non si manda per niuno a
Viglana
roba né fassi venire per la chagone dettovi. Ora è qui il
Prenze di Pineruolo e speraxi tosto si dovrà achoncare e però
la vostra
roba cho la nostra insieme salverò qui tanto che
vedremo che si potrà mandare e siquramente. E chome mandare
si poterà le vostre 3
balle e altre nostre meterò a chamino e
manderò a' nostri chome detto avete e dietro le spese e voi
n'aviserò di tutto.
Questa disferenza no s'intende se non per lonbardi sì che i
forextieri potrebono bene mandare ma ècci il pericholo non ci
fosse messo in quistione e però è mè stare a vedere parechi
dì e se la chosa indurasse qualch'altro modo si troverà a
mandare, diròvi chome seguirà.
S'altre
balle manderete ed e si possa mandare siquro, seguirò
quanto dite. Se mandare non si potesse, le salverò qui e
atenderen tenpo.
Né altro vi dico per questa. Cristo vi guardi.
Tomaxo vostro in
Milano, dì 20.
Francescho di Marcho e
Domenicho di Canbio,
in
Firenze.