Al nome di Dio, amen. Dì 24 di
marzo 1395.
A dì 18 co lettera di
Manno di ser Iacomo vi scrissi l'utima e disivi quanto
fe' di bisongno e niuna vostra ò poi e di nuovo non è a dire ogni dì.
Disivi come vi mandai per
Nicholaio di Mone la
chassa di
taffetà e
seta
de' nostri di
Firenze, arete aute e dettolo.
Anchora per qua mandare non si piuò che danno ci fa: aspetteren tenpo, Idio il mandi.
Di vostre
lane, coè de le
saccha 8 mi resta, non s'è fatto altro che detto
v'abi. Per solicitare non resta ma che gova che non ci se ne
vende per niuno di
nera.
Ècci venuto a questi dì
lane asai di costà e sì cci se ne atende e simile da
Gienova e poche ci se ne
vende. E alchuno ce ne mette, per bisongno di
danari,
l'à
vendute, e sie ben
lavata chome la vostra, per
lb
. 15
s
. 5 a
danari. Non so
che
pregio vi
vaglia chostà, nonn è da mettere s'altro non fa di nuovo, diròvi
di continovo.
Il
verdetto chiestovi non so se sarà fornito a'
pregi dettovi, se nno si resti,
e cce n'è venuto poi in altri.
Per
Nicholaio di Mone vi mandai 4
balle di
fustani e per
Cristofano da Gogholi
vetturale ve ne mandai 2 che sono
balle 6, faròvene
conto per la prima.
Fustani e altre cose a uso e pocho si fa.
Né altro per questa vi dicho. Cristo vi ghuardi per
Quando v'è
pasagio per
Catelongna avisate e non manchi.
Tomaso di ser Giovani in
Milano.
Francescho di Marcho e
Manno d'Albizo,
in
Pixa.