A dì 21 di
magio 1397.
E pare che quando Idio bestemmia uno, che la fortuna truovi rimedi assay a disfalo
del mondo e che a nulla si possa riparare. E io sono di quelli che essendomi dato
a 'ntendere da
Anbrogio d'Antonio io avanzerei un texoro: mi sono messo
in travagli che al tutto io e miei
fratelli sian disfatti e oltre ai
danari ci à
tolto presso che l'onore nostro e al fine della
raxone di propio
capitale perdiamo
f
. 2.300 d'
oro sanza che v'abia tenuto
f
. 3.600 2
anni e più, e speso sotto tal titolo.
E ora, mancandoli la paffa per interdotto d'un altro gavuglio,
Nanni di messer Piero sento s'acosta costì con
Franciescuollo del Mayno che, se è così com'io intendo, al detto non mancha altro
a volere al tuto l'ira di Dio che, se avesse più
danari non furono mai, nella
brama liel'aviluperà per modo non s'arà mai ricordo di lui. E per certo io
rinasco ogn'ora che costui cermi tutto il mondo e pur mi sa male essendo io amico
di
Bonifazio da Dugnano e di
Marcuollo della Chiesa che così segna. Perché
ti priegho per mia parte dicha loro che faranno bene a dire a
Francescuolo che con
seco non s'inpaci però esso à
debito sopra la persona e a
Firenze li è stata
segnata tanta
roba che per sua parte perderà
f
. 3.000 d'
oro sanza il
danno
ricieverà nella ragione che
trafficha con
Valoriano, e esso fa come il cane ch'affoga
che s'apicha a ogni bronco. È a
Pavia e deb'esser costì, sì che sia di tutto
avisato. Piaciti avisare che senti o che credi di questi fati che, avendo lor
tolto
Nanni di messer Piero, non mi maraviglerei toglesse lui. Cristo ti ghuardi per
Sandro Quaratexi in
Genova.
Domino
Jacopo Manni e
Vinciguerra di Nicolò,
in
Milano.