Più volte volendovi scrivere ho ritratta la penna, e
lasciato quello che dir vi volea, non sapiendo onde
cominciare per la vergogna mi pare ricevere e ricevo, insino a
tanto che arò fatto il mio debito. Di che, acciò ch'io
ardisca a richiedervi altra volta volentieri e con fede, non
dico priego, ma io voglio al tutto e per ogni modo scriviate
qui al vostro, che prendano il lor
debito, come per altra
v'ho scritto. Questo è il vostro onore, quando io pur così
voglio; questa è la mia consolazione: siate contento.
Che se sapeste quanto io fui bene servito, n'areste piacere
come ho io. E non che il
barile contenti pur me, ma
Guido di messer Tommaso,
e
ser
Coluccio, e
ser
Viviano, n'hanno assai
conforto; chè spesso mandano per esse, tanto furono di buono
sapore, e qua non ha di niuna fatta
pesce. Ma più
Guido, di
cui sono vicino, ne prende a diletto. Or pensate che onor
questo m'è, sanza gli altri che anche n'hanno aute e aranno;
e quanto male fareste, se altra volta io non v'ardisse a
richiedere. E questo basti.
Noi siamo nel tempo, che i santi uomini il chiamano la
decima
dell'
anno, che si de' dare al Signore; nel quale i veri
cristiani, per digiuni, orazioni e limosine, debbono fare
incenso e sacrificio a Dio in ispirito, e edificare la
casa
in cielo, che duri in etterno. Piaccia a Jesù che la vostra
sia verso sè sì bella lassù, come il palagio avete dificato
quaggiù, il quale arete a lasciare. Sì che ricordivi del
vostro buono proposito mentre v'è prestato il tempo della
santà. El tempo avete passato è un vento; così è fatto il
resto ha a venire. Io mi sento l'anima rozza, e 'l cuor
freddo più ch'io non vorrei: ma sommo diletto ho con l'amico
ragionare di questa verità. Iddio ci allumini sì che siamo
de' suoi eletti e di quegli a cui sia detto il verbo di
stamane nel
Vangelo:
Venite benedicti Patris mei; percipite
regnum,
etc..
Sono a' vostri piaceri, e spesso mi ricordo di voi,
sperando che di queste cose vi ricordiate in questo santo
tempo.
LAPUS MAZZEI vester. XIII
februarii.