Francesco, io farei ad Andrea di messer Ugo una letteruzza in questa forma, e mandere'la a Stoldo la facesse dare; chè no la voglio portare io. «Padre carissimo. Ser Lapo Mazzei, vostro amico e mio, fu qua pochi dì fa, e dissemi quanto a voi era saputo male delle stranezze m'hanno fatte que' vostri dalle Porti, e anche i fattori che tenete alla Gabella: e a me parve esser certo che così fosse; perchè a' mercatanti e alle buone genti non par mai quello bene di Comune, che fa torto ad altrui. E io fo più stima del modo che del fatto: che standomi io a Prato nella pace mia, sono per forza tirato a Firenze, e furonmi tratti della borsa fiorini 800 sanza cagione niuna; e il ristoro mi fece il Comune fu farmi cittadino, e tirarmi per forza ad abitare costà. E ora i vostri fattori dalla Gabella mi fanno questo; che se toccasse in loro, parrebbe loro un miracolo. E Dio voglia che siano sì solliciti nell'altre cose, come si mostrano qui. Ora, Andrea, voi io ringrazio del vostro buono affetto verso me; e hollo auto sì per bene, che scrivere nol posso; chè pur veggio sono costà di quegli che non patiscono che i miei pari siano ingiuriati. Ser Lapo ritornerà all'Uficio; di quello v'è possibile, vi raccomando il fatto. E me profero io a voi in tutte quelle cose fare potesse, benchè piccole siano. Ch'a Dio v'accomando.»