Padre carissimo. Ho sentita la paura di
Barzalone per lo fortuito
caso del fuoco vicinevole al suo parete, e l'affanno voi e i vicini avete
auto nella pietade del vicino; e come ne siete iscampati. Lodato Iddio!
Dice Orazio, nobile autore, che 'l fatto suo si tratta quando il muro del
vicino arde. Tanto è a dire, che i casi vicinevoli siano a noi esempli e
maestri. Questo medesimo potea toccare a catuno di voi: non è piaciuto
a Dio: siete legati e obbligati a ringraziallo, che di tale furore v'ha fatti
or liberi. Più non è da dirne. A queste cose siamo sottoposti per la non
pensata, il dì e la notte: e i più savi mondani sono ispesso i più
allacciati; chè al piacere e al volere di Dio non vale senno nè arte. Le
cose di qua si posano per ora, e di gente nemica
nullo ci ha sospetto; se già gran Signori e gran
leghe che
s'apparecchiano ad
arme, non facesse nuova ragione in questo paese: di
che ci ha un poco di dottanza. Il perchè non è ora utile a dire, e saria
lungo. Solo vi fo questa per assicurarvi al presente, perchè l'accordo di
Lucca e di
Maremma pare a buono porto; e gli avversari
armati si
partono per la maggior parte. Penso il
Podestà costà rassicurerà la
gente, che è di
condizione che 'l farà volentieri: egli ama i poveri, e
anche i ricchi. Dice
Guido none spera per ora il fatto, che volevate
comperare monti; se già dette nuove ragioni non facessono balzarlo.
Pisa,
Lucca e
Siena, vicinevoli, hanno poco seminato; che non può esser
non gitti danno al paese nostro. Salutate
Barzalone da mia parte, e
prima la
comare; la quale e voi attendiamo a
Firenze per mostrarvi la
nuova
casa ove sono tornato, e la mia
biblioteca o
studiolo, ove questa
scrivo a una spera o razzo di sole che mi conforta. A Dio v'accomando.
LAPO MAZZEI vostro. XVI di
gennaio.