Francesco carissimo. A
Stoldo dissi ieri quando avea saputo delle
due cose mi lasciaste. Da poi iersera, avendo
molto agio con
Guido, ne dicemo molto; e dirovvi di tutto, ciò
che si conchiuse per lui. E prima, al fatto di
messer
Piero, si rende fido e
sicuro che e' ne sarà servito. E no gli pare da scrivere: ma perchè ogni
15 dì, o ogni
mese, ci viene di là
ambasciate, ha preso di parlarne con
tutti, e farlo chiedere a boce viva tante volte ch'egli arà sua intenzione.
E così dice io vi risponda.
Dell'altro fatto mi parlò così segretamente, e così dico a voi; che coloro
che vi sono entro, pur si partirebbono, benchè un poco di scandalo
n'arebbono, perchè con l'animo vi si sono alloggiati in questo
anno. Ma
che esso
Guido non vi s'è messo, perchè da pochi dì in qua uno
Iacopo di Comello sensale l'ha molto sollicitato del
vendella: e
dopo molte cose, dice
Guido che gli è a 50
fiorini presso al
mercato con
lui: perchè
Guido, che fa i fatti di coloro di cui ella è, e credo ha aver da
loro, s'arrecoe col
sensale in ultimo a
fiorini MC; ed egli è venuto questo
Iacopo a
fiorini ML. E dice questo
sensale a
Guido, o da beffe o da
dovero, che esso la
compera per uno, che ne dà contr'all'animo suo, per
esser vicino di
Guido. Di che dice
Guido che, veggendo la cosa così
strignersi, ha gravato il
sensale in segreto gli dica per cui e' fa. E infine
ha risposto in credenza (e così pongo io a voi), ch'egli è
Zanobi di Taddeo Gaddi.
Sì che, dice
Guido, io veggio che pur cavandone coloro,
Francesco la
goderebbe poco. E dico a voi, che e' non è due
anni che e' la dicevano
fiorini MM. Or siete di tutto avvisato. Io non vi voglio dir l'animo mio,
perchè non vorrei farvi far nulla contra la mente vostra. Ma questo non
voglio tacere. Voi avete pur l'animo al fuggire di qui, e andare a vivere a
Vinegia e per le mondora. Io me ne fo beffe: chè lo stato, l'etade, e
l'esser vostro, non ve lo lascian fare. E dubito che quando vi vorreste
acconciare, non troviate così piacevole luogo. E forse n'areste auta
credenza;
e ancor si potea far dire in altrui. Ma che giova? A me non
piacerebbe vivere in tanta gelosia del
Comune. Una volta saremo, e già
siamo, sanza
guerra. E non ci va quattro
mesi, che e' non si
bandirà
l'
anno oltra tre o quattro
prestanze: e anche l'arete meritate. Iddio vi
consigli in modo pigliar partito, che vi renda utile all'anima; e che
viviate, quello che vi resta, consolato.
Dite a
Niccolò mi levi due
canne di
panno da far
calze a' fanciulli, di
soldi
40 in 50 a
fiorino,
canna; e sia
bigio; o dalla sua
bottega o da altrui: e
scrivalo a mia
ragione; e porravvi
soldi 49
piccioli ho aver da voi; e per
Salvestro suo
pagherò alcuno
danaio: l'
avanzo gli darò
contanti. E
facciamelo
cimare. Io gli do noia; che così vorrei e' facesse a me. Dice la
comare le vuole
cuscire ora; chè poi arebbe a
settembre sì grande
corpo, che non potrebbe
cuscire. Salutate monna
Margherita, benchè io
ho poca ragione di volelle bene, tanto ha a vile me e gli altri cui ella
chiama notaiuoli. Non so onde tanta alterigia le va dattorno! Dice la
Scrittura, Che colui è dassai ch'è istimato da Dio per dassai; l'altre
stime
sono false. E un'altra Scrittura dice: L'uomo si vuole stimare ignudo, a
voler sapere ciò che e' vale; e così la donna. Intendesi ignudo non pur
de'
panni, ma d'ogni cosa che dà il mondo. Or s'ella è dassai in questo
modo, riconoscalo da Dio, a voler durare dassai. Sia detto per molti,
com'io dico.
SER
LAPO. 14 di
luglio.