Stamane vi scrissi, risposta a una vostra: la quale risposta diedi
a uno da
Pimonte, cioè il
sindico. A
toiano fui con
messer
Stefano allo
Studio; e tutto narrato, udì volentieri per vostro amore e per mio.
Rispuose a littera ciò ch'io v'avea stamane scritto. Solo
arrose questo,
che 'l
Priore in vita
venda questi
libri di volontà del convento e del
Provinciale, e a voi adoperi sia dato il
danaio; e facciasi una nota, di
volere de' detti, in che modo dovete spendere detti
danari, e in che
modo vada il frutto. E rende questa ragione, e dice: Se si fa altrementi,
egli è uno far limosina dell'altrui; però che 'l
Priore vuoi far limosina di
quello non è suo; e dice: Se a me
messer
Stefano gli donasse, no gli
accetterei. E aggiugne: Se
Francesco arà a
vendere questi
libri, e
vendagli tutti a uno, converrà ne faccia
mercataccio; e il convento gli
porrà calunnia, con dire: E' gitta quello della
chiesa. E se gli
vende a uno
a uno, no gli
ispaccia in due
anni. In somma, dice questa impresa arà
coda di vergogna.
Se
Guido adopera ch'io abbi la
ronzina
sabato, sarò a voi
domenica, e
dirovvi di queste cose, e di maggiori, che vi toccano viepiù; in sulle quali
non debbono dormire i vostri pari, che hanno tanta
sustanzia per uno
campo iscoperto; ed è nuvilo, e attendesi o dubitasi di gragnuola. Forse
non la vide nè
Marco nè
Datino nè l'antico del pecoraio, mai maggiore.
Aitate lo 'nfermo quanto Iddio v'ispira: l'altre cose della fortuna,
lasciatele a lei, e godete. -
LAPO vostro.