Mandovi la Regola della
Porretta, che l'aranno cara tutt'i Pratesi.
Holla fatta
copiare a uno giovane
notaio. Se avesse auto tempo io, l'arei
fatta più appuntata. Veggio che siete avvilito. Volesse Iddio, che chi ve
ne isconforta, per due o tre dì orinasse a stento, e non più; che penso vi
consigliarebbe altrementi. Or non è ch'io ho pur caro che non vegnate,
poi che nol fate volentieri: ma io non so chi della vita vostra buona sia
più lieto di me.
Pregovi facciate qualche pensiero per
Piero, il quale una volta vi diedi:
però che, se per mala terra sia, o altro, io temo non sia
gottoso in
giovanezza; ch'arei più caro la morte. Se per a
Pisa o per a
Firenze, o se
per
Valenza, ve ne paresse da esserne io più contento, io vi raccomando
lui e me; e prima a Dio.
Di due
poponi, vi raccomando la
comare: dell'altre cose sta bene.
Guardivi Dio.
Sono stato
richiesto in segreto esser alla
Mercatanzia
Cancellieri, con
grande
salaro, da poter tenere uno
coitatore. Nonn'ho auto tempo
potermene consigliare: da me consigliandomi con Dio e colla pace
dell'animo, ho detto che in niuno modo v'attenderei; ricordandomi del
detto vostro: Colui avanza qui l'altro, che meglio sa spendere il tempo
suo. Dubitarei che colà io non ritornasse, benchè male stia, in peggio
ch'io non sono; come già dicevate ch'io era, e che ancor ne sento: e dite
vero.
Stracciate questa, anzi altre la vegga: non manchi. -
SER
LAPO. XVII di
luglio.