Padre. A me avvenne oggi udendovi ricordare, quello che in
questo di avvenne a' Magi, quando rividono la stella:
et gavisi sunt
gaudio magno valde: vedendo le grazie di Dio, che ognora v'intorniano e
vi raddoppiano, e udendo che avete degli amici; amici dico sanza paura,
e che v'amano più che non fo io, che sempre temo: la qual cosa non
farei, se la mia carità vi porto fosse perfetta. Io intesi che certo amico (e
non so chi, in veritade; ma egli è malagevole che non sia savio, e savio
non può esser chi non è buono) v'ha scritto tanto bene del vostro vivere,
e tanto ripreso il male, e aggradito il bene dell'anima vostra, che fu una
lieta maraviglia a me; e che e' v'ha dati tanti aperti e veri conforti a
quello si dee fare nella etade vostra, ch'io ne presi molta letizia.
Ricordandovi egli di molti i quali sono stati gabbati da' loro
esecutori, e
de' loro
testamenti; i quali hanno commesso altrui quello non hanno
saputo nè voluto fare eglino; e come de' cento l'uno non ha diritta
asseguizione: dicendovi insino delle cose di
Firenze, e dell'
Ospidale di
Lemmo, e d'altri avvisi mancati a coloro che hanno auta più fidanza
negli uomini che in Dio; e i quali temendo di no scemare il loro, hanno
scemato il bene dell'anima c'ha a vivere perpetua: e la misera forestiera
ha auto tanta cura del corpo, il quale è in
casa sua, cioè in terra, che a
sè forse ha tolta la sua perpetua pace; mostrandogli altre, che 'l bene è
male, e 'l male bene. E per questo, seguitando io detto savio amico, vi
conforto, quando avete compiute o rassettate le 'mprese del
murare,
pognate fine a questo malvagio e inesplicabile laberinto
e falso diletto della galcina. Io non m'avveggio mai chi è Iddio, e le
multitudini delle grazie che m'ha fatte, se none quand'io penso alla
grande somma de' difetti miei, i quali ho commessi dalla fanciullezza
insino a oggi. E ancora non m'ha voluto tòrre Iddio la vita, aspettando
farmi salvo, pur ch'io voglia. E ben disse la Scrittura: In quello modo ha
misericordia Iddio di chi 'l teme, come ha il padre de' figliuoli. E voi vi
siete guardato dagl'inganni, e ito in purità, e affaticatovi: egli ha cura di
voi, e favvi sollicitare or con lettere, or con esempli, or con vedere de'
vostri
compagni e amici morti, rimasi gabbati, ch'attendeano di fare i
fatti vostri. Confortovi a umiliarvi, e a dire all'anima vostra: Non
insuperbire, nè ti turbare mai di nulla: tu se' tra ladri superbi; sta' sotto,
e attendi a fare in pace i fatti tuoi: e il berzaglio tuo, ove saetti i tuoi
pensieri, sia sempre Iddio. Io voglio,
Francesco, mi mandiate la detta
lettera, o almeno il nome di chi la manda. Io penso che vi conforti ad
altri maggiori e perpetui e onorevoli diletti; cioè, che voi stesso siate
l'
esecutore del vostro
testamento; e le vostre fedeli mani non si
lasceranno ingannare; e dar principio, come
comperaste de'
beni, a
dell'altre cose: però che Dio non v'ha fatta la
scritta nè sodo il
compromesso della vita vostra; e stimarà più che uno cento, da voi, che
quello che per voi farà altre.
Messer
Filippo Magalotti, così savio, fe di
mia mano suo
testamento: e fu ieri. Non vo' dir più. Io ne misi al
libro
57, quando stava al
Monte, in sette
anni: pochissimi, o niuno fu menato
come 'l doloroso ch'era morto avea ordinato. Dice la santa Scrittura: Il
fieno si secca, e 'l fiore cade: cioè a dire, il corpo si secca; e 'l fiore, cioè
le glorie nostre,
mondane e vane, vengono meno alla morte. E quello che di quella
lettera più mi fe lieto, fu che voi l'aveste sì per bene da lui. E questo fu
segno che Dio vi farà grazia: e massimamente, se ne pregherete Iddio
che ve la faccia, arete in animo la
Vergine Maria. L'olio che mancò a
quelle Vergini, che non entrarono alle nozze, non fu altro, se non che si
fidavano dell'onor ch'aveano di fuori, nel cuore dentro non teneano
l'amore a Dio, nè a quelle eterne stanzie, dove siamo chiamati a godere
Iddio; che viene a dire, Ogni dì confessarsi (dice Salamone), e poi
ritornare a' medesimi peccati, non è altro (dice) se non uno che mura, e
uno che disfà: ed è una fatica vana.
Credo abbiate spesso col frate e con voi di buone confessioni, e propositi
di fare di vostra mano parte a Dio; chè non avete figliuoli, e avete
passati molti
anni; veggo spesso in voi parole di santo, e quanto vi piace
una buona vita: e nondimeno, fatto uno sonno, o messo una notte in
mezzo, ritornate a
murare. Almeno, murando nel mondo, si vorrebbe
murare uno palagio in vita eterna, come fe san Tommaso fare al Re
d'
India. Avete la leggenda. O almeno fatta questa
casa,
muraste luoghi
o
tabernacoli per Iddio; come s'è quella
cappelluzza di
Santa Maria delle grazie alla
Romita,
ove perpetuo s'offeresse per voi l'ostia di laude a
Dio: o simile abituri pe' poveri che volete far
reda. E lasciate abitare i
lavoratori come e' meritano; come indiscreti che sono, i più; e nogli
mettere in
case da
artefici, che v'affogano di caldo. E se a me non
credete, accozzate due o tre amici che amino dentro l'anima vostra, non
il muro di fuori; e fate ciò che siete consigliato.
Io sono certo come della morte, che se voi, che sapete che morendo io,
e la
Tessa rivolesse il suo, a' mie'
figliuoli in verità non rimane
fiorini
200, oltr'alle
masserizie e'
libretti c'ho, e vedesse che io, o
Bruno mio
figliuolo, spendessimo in cose non necessarie molto; voi n'areste grande
pena, e direstemi villania; e parrebbe che quella spesa vi fosse tolta a
voi. E però la verità vi piacque sempre, non dovete altro che perdonare
a chi ve la dice, o credevela dire. Benedetto sia chi v'ha scritta quella
lettera, e a me ha dato questo ardire! pregandovi che, quando potete,
leviate tanti
fondachi e tante lettere: che dico contra me e contra mio
figliuolo, che è per voi tanto da lungi: e recate il vostro presso a voi, sì
che non si dilunghi da
Firenze o da
Pisa. E arete un poco di tempo di
pensare di quella anima rinchiusa in così fragile vasello, che ogni dì è
atto a cadere; e sentiretevi dentro un'altra allegrezza e gaudio; che
n'arete maraviglia; e direte come quello che, passato ch'ebbe un grande
fiume pericoloso, e poi si volse al pelago, giunto a riva, e' tremò di sè
stesso più che prima, veduto la fortuna ond'era uscito. Sapete che Iddio
vuol modo, e niuna cosa immoderata mai piacque a quella eterna
equitade. Murare si dee, e acconciarsi: ma por fine, almeno avendoci noi
a star sì poco: e meglio sarebbe, essendo buoni, a far capanne, come
gente che camminiamo, e che poco l'abbiamo a godere.
Tuttavia, scrivendo, mi cresce l'ardire, e la speranza che mi
perdonarete. E Santi dicono, che come del
grano nasce la tignuola, così
della ricchezza nasce la superbia, et è il vermine suo. Non può esser che
in questi muramenti non sia vanagloria, che è compagna del detto
vermine. E però vi conforto a raccomandarvi alla
Vergine Maria, che è
medicina provata e vera contra la superbia: nella quale sapete che è
inviluppato il pecoraio; e più, forse, quando era vivo l'amico: e da voi il
so. E istimo che quelle vostre orazione, che per me ginocchioni solevate
fare, non fiano ite innanzi a
Nostra Donna indarno: e più ne sarò certo
quando i poveri suoi aiutarete, i quali sono pochi; ma i cattivi, che non
vogliano lavorare, sono molti. Io vi prometto, che non è gran tempo che
uno vostro dimestico fe cercare per tutto 'l
gonfalone del Vaio d'
allogare
tra' poveri vi sono entro due
sacca di
grano in gente n'avesse bisogno, o
diciamo nicissità; che e' cercò a
casa a
casa, e tornò all'amico, e disse
non trovava chi n'avesse nicissità. Io ve ne vo' ricordare uno, che è
buono, a mio parere; penso non abbi
calze nè
camiscia in dosso; la
gonnelluccia in sulle carni, e uno
capperone tutto rotto; e ha parecchie
fanciulle grandi, ma una forse d'
anni 18 appariscente; sanza
vino in
casa, e poco
pane; e non ha un
danaio da darle di
dota. Io gli ho
accattate
lire X, qualche cosa vi s'
arroge. O! se udendo cotali colpi, il
cuore vostro si struggesse in loro per amor di Dio; credo certo che
sarebbe uno odore di voi, ch'andrebbe soave insino a Dio a
raccomandarvi. Costui ha nome
Quattrino, e sta, credo, sotto 'l
palagio
di
messer
Guelfo: e arebbe assai, in tutto, di
lire LX, e acconciarebbela.
Se è com'io dico; altrementi, no; raccomandovelo, sappiendo che quella
amistade ho con lui, che avete voi: ma tanto più, ch'io il conosco.
Queste credo che siano le volontadi le quali, quando Iddio le sente in
noi, non isdegna
a venire ad abitare co' cuori nostri; però che s'accordano con le sue
volontadi. Voi commettete a
Barzalone che dia
panni e
danari per Dio,
per voi; ed egli è più che una lepre pauroso di non errare: e ogni troppo
timore è fuori d'equitade. Vogliate farle voi; e vedrete allegrezza che Dio
vi manderà nell'animo. Dice Seneca vostro, ch'era pagano; poi si tiene,
per tanto lume di verità ch'ebbe, che e' si convertì a san Paolo: Che
niuno è buono per natura, ma per ingegno, ma per fatica, ma per arte;
e perchè esser virtuoso è malagevole, però è accetto a Dio. Ben sapete
che tòrre a sè, e dare a uno ch'io non cognosco, è difficile: ma la buona
volontà, che si cerca per orazione e divozione dallo
Spirito Santo, la fa
agevole. Esso Seneca agguaglia il ricco a uno ch'abbia gran febbre, che
mai è sanza tempesta. E però disse, che le ricchezze sono bene a chi
l'adopera bene, e sono male a chi disutilmente le tiene, o spende.
Volesse Iddio, come altra volta vi dissi, e voi il consentiste, chi ha voglia
d'esser ricco, se ne consigliasse con voi.
Da
Bologna, mi ricordo, ricevetti già lettere di vostra mano di sedici
facce; e non che mi fosse noia, ma io n'ebbi sommo piacere. Iddio n'è
testimone, e 'l mio
fratello, il quale a vegghia chiamai a udirla. E però
per carità non vi nôi questa, che è la maggiore io vi scrivesse mai: e
sapete n'avete lettere centomila maggiori, venute a voi insino dalle fini
della terra. E però ben potete udire uno fedele amico dell'anima vostra,
che sta affamata
per tanto
murare, e non ha solo del
pane con che si possa ricriare; e ha
bisogno di quello olio perfetto delle sopraddette Vergini; che parea loro
aver così bene portata la lor vita in tanta astinenza di
cibi e di
carne e di
frode e d'inganni, come di più delle dette cose avete voi. E s'io erro, è
tanta la fede ho in voi, che mentro che meno questa penna, sento che
m'avete perdonato: che non riguarderete alla nuova e disusata forma di
mio scrivere semprice e ignudo, ma all'animo dentro inceso di buona
volontade ho in voi, a quietare la mente vostra nelle utili occupazioni. E
non crediate che i capelli di Maddalena, ch'asciugarono que' santi piedi,
piacessono il centesimo a Dio, che piacque il fuoco d'amore che e' le
vide dentro dalle viscere sue; per lo quale, non astettando se none
quella fede, non seguendo opera nessuna, Iddio si volse e perdonolle i
peccati; e disse, tutti. Onde san Paolo gridava a que' Greci, che la fede
richiede l'operazioni: ma che tanto può esser l'amore inceso dentro da
un'anima, che Iddio la netta dal peccato di fatto. E così fe al ladrone
della croce. E però l'animo mio impetri da voi perdonanza; e così tiene
averla. E sappiate, leggo spesso in quello umile
scrittoio vi sapete, che
Cristo fu una regola a noi, che ci fa imprendere e comprendere la
giustizia, la sapienza di Dio; chi lo andasse osservando e amando.
Vedete come fu uomo, a nascere e piagnere in vile luogo come povero:
vedete come fu dio, a mandare tante
centinaia di
miglia la stella bassa
sopra ' Magi; e l'Agnolo andare con lume grandissimo a dirlo a' pastori,
umili
artefici, affaticantisi per avere il
pane; non a' ricchi nelle piume o
ne'
cavalli, dimentichi di Dio e di sè stessi; e alla fine muoiono
ismemorati
e gabbati. Io veggio, padre mio, qui morire i poveri in pace: e quando
vo a'
testamenti de' ricchi infermi, non sento altro che paure e sospiri in
quelle
febbri, occhi crudeli, grida e perversità con chi è dattorno; perchè
lascia il diletto suo, e va allo 'nferno; sanza fede, se e' non ha grazia di
riconoscimento: chè n'ho veduti de' lagrimosi, poi campati, far peggio
che prima. E pensano che colui che mise loro l'anima in quello fracido e
puzzolente vasello, anima tanto nobile e per cui e' venne a morire per
salvalla, tanto la prezzoe, che e' dorma in certo modo. Ben è cosa da
bestiali, credere che Dio crei l'anime e poi no le procuri: chè non è sì
sciocco, che non abbi caro il suo. Io ho bene vergogna di scrivere, non
mi sentendo degno di fare altro che udire fra altrui e me m
... delli
difetti e tracutanze mie: ma la carità, e la grande importanza del vostro
stato, non mi lasciano, cercando al fuoco vostro aggiugnere qualche
sermento che l'aiuti. E Iddio n'ho pregato già cogli occhi bagnati, perchè
potesse dirlo sanza mia vergogna. Ma a Dio non si cela nulla.
Io apparai dal vostro Seneca, che tanto vi piace; che e' non basta porsi
in cuore far bene, se spesso e ognora da sè medesimo non n'è
confortato di così fare. E insegna agl'indurati in uno fallo, e dice: Ponti
tu stesso la pena quando ritorni al fallo o al difetto. Ingegnatevi, padre,
fatti questi muramenti
imbarrati, almeno la
casa, di non
murare, salvo a
onore di Dio, e per consiglio di certi che eleggiate: e ponetevi in animo,
che ogni dì che in ciò errate, date per Dio un
ducato. Penso vi
ricorderete di Seneca, che v'arà tratto delle false opinioni, e ripienovi
l'anima delle vere; e diravvi: Do! che vi vagliono diciotto letta ch'avete,
chè ti basta un canto?
Vedete i nostri padri qui e costì morti grandi e ricchi! Che hanno fatto gli
amici che vi sapete? che se ne dice ora? E se mi dite: Conchiudi oggi
mai! dimmi donde comincio. Ecco, io vel dico: Vogliate, e sopracciò
orate come solavate.
Molte brutture d'inchiostro sono cadute in sulla lettera, contra l'usato: e
poi fui insino a qui rileggendola, tra per quello e per la paura ho detta di
sopra, pensai stracciarla: ma l'amico che scrisse a voi di
Lemmo, mi
confortoe, e nol feci. Resta,
Francesco, ch'io vi vo' dire una cosa, che ho
tenuta lungo tempo nell'animo, a mostrarvi la benignità di Dio, come è
grande in questa parte. Voi sapete come voi, io e gli altri, anzi al
nascimento non eravamo nulla: Iddio solo da sè ha criata questa anima,
e messola in vasello di terra atta a rompersi, sì che non si insuperbisca;
e datole tanto ismisurato conoscimento, che nulla cosa terrena l'ha più;
e chiamò la detta anima a eterno bene e a godere con lui perpetuo: ma
ch'ella voglia, e ch'ella se n'affatichi. Or ditemi: di tanto ismisurata
benignità e dono, truovase niuno, o quanti, che spesso nel ringrazino,
che nel servano di meglio, che ne l'onorino, che piangano almeno del
non poterlo ristorare per divozione? E nondimeno soffera insino al fine, e
dice: Io ti punsi in tanto onore, e non volesti intendello nè considerallo:
io ti tratterò come
bestia, perchè fosti simile a lei. E così disse lo
Spirito Santo per lo suo maggior Profeta.
So elle mi pregate ch'io faccia fine. Eccola. Tutti i filosafi s'accordano,
secondo che odo, Che somma e grande sapienza è iscernere il bene dal
male, e non stare in novelle e frasche mondane in tanta brevità di vita.
E però vi raccomando la pace della vostra mente, e non turbarla con
niuno, massime co' vostri minori che vi servono; ma vivete con loro
come vorreste che uno vostro maggiore vivesse con voi: però che poco
vi varrebbe, avendo vinti ogni vostri difetti, e andare a contendere con
vizi altrui; e voler pur che ogn'uomo sia buono e giusto e santo. E 'l
mondo è pieno di cattivi. A Dio, che v'ha creato, vi raccomando, e simile
ogn'altro e me. -
Vostro servidore
LAPO MAZZEI, ec
.. VI di
gennaio 1408.