Perch'io mi trovai all'uscio vostro in
Prato, ove tornando
Andrea disse che
stavate con più tribolazioni io non credeva, ho auto voglia visitarvi oggi come
fui giunto a
Firenze. Dipoi veggendo non farei frutto, chè non sono
medico, me
ne sono astenuto. Ma per questa vi prego farmi questa cortesia, d'impormi alcuna
cosa che sia alleggerare le vostre fatiche, se alcuna cosa potesse.
Ricordandovi, che da Dio ricevete ciò che avete; però a lui chinate la mente, e
passate in pazienza: chè, secondo ho oggi da
maestro
Lorenzo, Iddio vi farà
tosto grazia di buona
guarigione. E nondimeno avendo inteso
da lui isteso il vostro difetto, poi che va lungo fuor dell'usato, voglio
questa grazia da voi, che mi lasciate accozzare con lui
maestro
Francesco dal Ponte,
solo una volta; non per bisogno, ma per aver materia di venir con lui; e per
farvi lieta in cotesta
malattia, a pigliarne partito buono per sempre. E, se
vorrete, fiavi
maestro
Niccolò. E perchè siete ben massaia allo spendere,
v'avviso non
costaranno nulla. E al buono e fedele
maestro
Lorenzo veggio ne
farete molto a piacere; siatene certa. E di me vi loderete, e non farete più
beffe mai di niuno carmignanese. Io non dico più, per non turbare la debole
mente vostra. Io attenderò domane risposta. -
Vostro servidore e di
Francesco,
SER
LAPO.
Io saluto la
Ginevra. Uno suo
parente da
Prato ha voglia di vedella.