E' fa più dì ch'io ricevetti tua lettera, e del mio studio innanzi agli
occhi miei non s'è mai partita per non dimenticare di far risposta; e astettava
che qualche conclusione seguisse tra
Matteo e i
creditori, per poterti più
accertare ove le cose posassono. Ora, perch'elle vanno pur per la lunga, come è
di costuma delle cose che sono comuni o di molti; però non astettando più, ti
rispondo in pochissime parole perchè, seguendo la materia, e' vorrebbe esser un
foglio, andando investigando i repitii.
La tua
madre ha e arà suo dovere, e a
Palagio e
altrove, e no le fia sua ragione maculata; e tutto piglia per la sua
dota.
Penso il non aver l'accordo sia cagione, che la gente dice, la
madre ne dee
esser più tenera ch'altre, e più tosto spogliarsi d'altre. Nondimeno, auta
ch'aremo fermezza con
Monte Niccolucci, che è
cittadino, et è quegli gli può
esser più reo, degli altri si farà certo fascio, che
Nanni tornerà, e speriamo
sarà tosto, e ancor poi
Matteo: e di
Nanni, puro e innocente, mi sa più male che
di
Matteo. Or pur è così: forse anche a
Matteo è d'aver compassione; perchè e'
non è altrimenti fatto, nè meglio sa adoperare; che è un'altra povertà. La cosa
è pur qui, e così vuole e permette Iddio che sia; e tu non se' atto a poter
nettare questo segno: pertanto piglia conforto, e va' come va la ruota del
mondo, che mena noi su e giù come a lei piace. Priegoti ringrazi Iddio d'ogni
cosa: egli dà le bonacce; e perchè non vi ci pognamo su a sedere, come in cose
vane, anche ci dà le tribolazioni, perchè lui non dimentichiamo.
Tu non se' tenuto a nulla, perchè non fai
arte di
lana come
Matteo: di questo
vivi sicuro. I' ho letto, tutti gli ordini per questa cagione.
Francesco ne dura
assai fatica, come e' debbe: Francesco, maggiore di te, non teme di nulla.
Seguita di ben fare, e Iddio e gli uomini ci aiteranno pesare queste cose.
Cristo ti guardi. -
LAPO MAZZEI notaro. xv d'
ottobre 1397.