Al nome di Dio, ame. Fatta a dì vij di
febraio 1391, in
Pisa.
A chagione che
Lorenzo Cianpolini mandò per me un suo
gharzone, che, veduta
la lettera, io fossi mosso chon esso lui; e per tanto no pote' venire a farvi
motto pe' fatti miei, ma dissello a
Stoldo che vi diciesse il modo. Credo avere
fornito il
lavorio a
pasqua di Risoresso: poi potrò venire a chonpiere il vostro
lavorio, in quanto che vi fia di
piaciere; quanto che no volessi chonpiello, ristarei in
Pisa e tore' tre
chapelle che si vogliono ora fare al presente, chonpito il lavoro di
Lorenzo.
Essi aspettano la risposta da me: no vo' rispondere, se prima nonn'ò la vostra
risposta di quello che volete fare.
Prieghosi che mi rispondiate più tosto che potete, sì che io possa rispondere a
choloro ch'ànno a fare il
lavorio, sì che no mi tenesse bugiardo. La
chassetta
mia choll'atre mie chose dell'
arte, che lasciai in sul
ponte in
San Franciescho,
fatele riporre, sì che no sieno tolte nè guaste. De' fatti miei, vi priegho che
vi sia rachomandato; a men che sia, se v'è in piaciere, mi facciate dare parte
de'
resto ched io ònne avere del
lavorio fatto a voi. Fategli dare a u' mio
chongniato, il quale à nome
Papi di Giovanni,
chalzolaio che sta in
Porto San Piero
a
casa i
Ricci in
Firenze, il quale vi farà motto. Altro no vi iscrivo per
questa. Idio vi guardi senpre. -
Per lo vostro
NICHOLÒ di Piero,
dipintore, al vostro servigio.
Risponde' tosto. L'aportatore di questa lettera ene un frate Minore, che vie'
chostà in
Prato: diravvi chome istà il fatto a bocha.
Franciescho di Marcho, in
Prato. N.