<?xml version="1.0" encoding="ISO-8859-1"?><TEI><teiHeader><fileDesc><titleStmt><title>Teseida delle nozze d'Emilia. Chiose.</title><author>Boccaccio, Giovanni</author><editor>Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Opera del Vocabolario Italiano</editor></titleStmt><publicationStmt><publisher>Giovanni Boccaccio, Teseida delle nozze d'Emilia. Chiose, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, a cura di Vittore Branca, vol. II, Milano, Mondadori, 1964, pp. 253-664 [a cura di Alberto Limentani].</publisher></publicationStmt><sourceDesc><bibl><title>Teseida delle nozze d'Emilia. Chiose.</title><author>Boccaccio, Giovanni</author><ovidate>13751339AL</ovidate><areagen>tosc.</areagen><areaspec>fior.</areaspec><genere>comm.</genere><iq> </iq><date from="1339" to="1375">1339-1375</date></bibl></sourceDesc></fileDesc></teiHeader><group><text type='base'><body><div type='ref'><head>L. 1, 1.1</head><pb n='253'/><hi rend='italic'>O sorelle etc<sic>.</sic></hi> Nel principio del suo <lem n='13' type='0'/>libro fa l'autore, secondo<lb/>
l'antico costume de' componitori, una sua invocazione, e chiama le<lb/>
<lem n='259' type='0'/>Muse in suo aiuto alla presente opera; e chiamale �<lem n='284' type='0'/>sorelle� perci�<lb/>
che furono nove, tutte figliuole di Giove e d'una che si chiam� Memoria,<lb/>
secondo che i poeti scrivon �castalie� le chiama per una<lb/>
fonte che � in Boezia, c'ha nome Castalia, consecrata alle dette <lem n='259' type='0'/>Muse.<lb/>
Elicona � un monte nel quale esse <lem n='44' type='0'/>similemente dimorano.<lb/>
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nome Medusa, e era chiamata Gorgone; la quale aveva questa propriet�,<lb/>
che chiunque la vedea diventava di pietra; la qual cosa udendo<lb/>
uno giovane, ch'avea nome Perseo, avuto uno scudo di cristallo<lb/>
da <lem n='357' type='0'/>Pallade, and� verso questa Gorgone; la quale, come se<lb/>
<pb n='254'/>medesima vide nel cristallo, fu vinta, e Perseo le tagli� la testa; e<lb/>
delle gocciole del sangue che caddero di questa testa si <lem n='424' type='0'/>generarono<lb/>
diversi animali, tra' quali si cre� uno cavallo, il quale aveva ali; e<lb/>
questo cavallo volando in sul monte Parnaso, l� dove giunto percosse<lb/>
col pi�, e <lem n='262' type='0'/>uscinne una fonte, la quale si chiama <lem n='458' type='0'/>gorgonea, perch�<lb/>
fatta fu di colui che nato era del Gorgone: questa fonte <lem n='44' type='0'/>similemente �<lb/>
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<lem n='52' type='0'/>vergine chiamata <lem n='441' type='0'/>Danne, la quale non amando lui, ma <lem n='170' type='0'/>fuggendogli<lb/>
innanzi, divent� alloro; alle frondi del quale <lem n='408' type='0'/>Febo port� e porta<lb/>
tanto amore, ch'egli, essendogli e i poeti e gl'imperadori vittoriosi<lb/>
consecrati, volle che per <lem n='94' type='0'/>merito delle loro <lem n='68' type='0'/>fatiche fossero coronati<lb/>
di queste frondi, s� come ancora sono; e per� dice che le <lem n='259' type='0'/>Muse stanno<lb/>
sotto la loro ombra, perch� esse sono cagione degli onori de' poeti.<lb/>
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pagani iddio delle battaglie, e Venere, madre d'Amore, e Cupido,<lb/>
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perci� che le impedivano a tirare l'arco; e per� sono chiamate amazone,<lb/>
che vuole tanto dire quanto senza poppa.<lb/>
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intenzione dell'autore di questo libretto sia di trattare dell'amore e<lb/>
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Palemone, ad <lem n='457' type='0'/>Emilia amazona, s� come nel suo proemio appare potrebbe<lb/>
<pb n='256'/>alcuno, e giustamente, adimandare che avesse qui a fare la <lem n='28' type='0'/>guerra di<lb/>
Teseo con le donne amazone, della quale solamente parla il primo<lb/>
<lem n='13' type='0'/>libro di questa opera. Dico, e brievemente, che l'autore a niuno altro<lb/>
fine queste cose scrisse, se non per mostrare onde <lem n='457' type='0'/>Emilia fosse venuta<lb/>
ad Attene; e perci� che la materia, cio� li costumi delle predette donne<lb/>
amazone, � alquanto pellegrina alle pi� genti, e perci� pi� piacevole,<lb/>
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e il simigliante fa della sconfitta data da Teseo a Creonte, re<lb/>
di Tebe, per dichiarare donde e come alle <lem n='8' type='0'/>mani di Teseo pervenissero<lb/>
Arcita e Palemone. Le quali due cose mostrate, assai delle seguenti<lb/>
rimangono a' lettori molto pi� <lem n='206' type='0'/>chiare.<lb/>
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<lem n='22' type='0'/>cinquanta figliuole; l'altro ebbe nome <lem n='561' type='0'/>Egisto e ebbe <lem n='22' type='0'/>cinquanta figliuoli<lb/>
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Danao per <lem n='25' type='0'/>mogli alli <lem n='22' type='0'/>cinquanta figliuoli d'<lem n='561' type='0'/>Egisto; e <lem n='217' type='0'/>ordin� Danao,<lb/>
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due cose: l'una � i ramaricamenti fatti da' suoi degli ostaggi ricevuti<lb/>
ne' porti d'Ipolita, e questa � posta nella stanza che � dinanzi a questa;<lb/>
l'altra � l'animoso sdegno che di ci� gli nacque, il quale vuole mostrare<lb/>
gli nascesse per una <lem n='463' type='0'/>valorosa cosa fatta, in quegli tempi, <lem n='406' type='0'/>magnificamente<lb/>
da uno valente uomo, chiamato Tideo; la quale fu in<lb/>
questa forma: <lem n='319' type='0'/>Etiocle e Polinice figliuoli d'<lem n='468' type='0'/>Edippo, re di Tebe,<lb/>
composero insieme di regnare ciascuno il suo <lem n='144' type='0'/>anno, e mentre l'uno<lb/>
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<pb n='259'/>era di pi� tempo, regn� il primo <lem n='144' type='0'/>anno; e Polinice, andando in <lem n='314' type='0'/>esilio,<lb/>
pervenne ad una citt�, chiamata <lem n='444' type='0'/>Argo; e quivi, in una medesima<lb/>
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ma fu di notte in uno bosco assalito da <lem n='22' type='0'/>cinquanta cavalieri, li<lb/>
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a Marte, iddio delle battaglie, il suo scudo. Vuole adunque dire<lb/>
l'autore che la <lem n='156' type='0'/>fama di questo fatto pervenne a Teseo, il quale si<lb/>
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<lem n='54' type='0'/>mondo; per che pi� ardore gli crebbe che femine <lem n='543' type='0'/>oltraggiassero lui,<lb/>
essendosi Tideo difeso solo da <lem n='191' type='0'/>cotanti uomini: e questo brievemente<lb/>
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Marte, dio delle battaglie, sia in Trazia, a pi� de' monti <lem n='367' type='0'/>Rifei. Alla<lb/>
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di leggiere negli uomini ne' quali � molto sangue, che in quegli<lb/>
ne' quali n'� poco; e questo veggiamo noi essere vero per aperta<lb/>
testimonianza di quelli di Barberia e di quelli della Magna: quegli<lb/>
di Barberia sono sotto caldo <lem n='55' type='0'/>cielo e hanno poco di sangue e sono uomini<lb/>
mansueti; quegli della Magna sono sotto freddo <lem n='55' type='0'/>cielo e tutti<lb/>
pieni di sangue, furiosi e vaghi di <lem n='28' type='0'/>guerra: per che ottimamente <lem n='377' type='0'/>finsero<lb/>
i poeti la casa di Marte, cio� l'appetito della <lem n='28' type='0'/>guerra, in Trazia,<lb/>
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<pb n='267'/><lem n='530' type='0'/>stretto di Costantinopoli; il quale braccio � in alcuna parte s� <lem n='125' type='0'/>stretto,<lb/>
che non ha pi� di largo che tre miglia. Sopra questo <lem n='530' type='0'/>stretto sono<lb/>
duo terre, l'una dall'una riva e l'altra da l'altra, e chiamasi l'una<lb/>
Abido, come che oggi li navicanti la chiamino Aveo; l'altra si chiama<lb/>
Sesto. Era in Abido uno giovane, il quale aveva come nome Leandro, e<lb/>
amava molto una giovane di Sesto, ch'avea nome ero. Il quale, acci�<lb/>
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re di Tebe, ebbe per moglie una donna, chiamata <lem n='564' type='0'/>Nefile, della quale<lb/>
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i velli d'oro, e comand� che su vi montassero e fuggissero. Frisso<lb/>
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<lem n='374' type='0'/>Ellesponto, cio� mare d'Elles. questa via adunque fece Teseo,<lb/>
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torgliele, Giove insieme con gli altri iddii, tra' quali fu Marte, uscirono<lb/>
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re, e venivano a dare <lem n='123' type='0'/>sepoltura a' corpi de' mariti loro con molte<lb/>
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richiamo della ingiuria di Creonte; per la quale Teseo, senza arestarsi<lb/>
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<lem n='567' type='0'/>raspettavamo li nostri mariti, ove ora gli andiamo a sepellire -.<lb/>
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credevano essere in inferno uno fiume chiamato Acheronte, di l� dal<lb/>
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<pb n='307'/>palude stigia, non monta guari, perci� che la palude di Stige nasce<lb/>
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acceso, non si chiamava pi� rogo, ma pira; e tanto il facevano ardere,<lb/>
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Strimone, tocca qui l'autore la <lem n='313' type='0'/>favola di Silla e la verit� nascosta sotto<lb/>
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Atteniesi il qual egli offese, fu Niso, del quale di sopra � detto, re di<lb/>
Nisa: costui assedi� Min�s in Alcatoe, sua citt�: e mentre che egli<lb/>
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laonde Min�s prese la citt� e uccise Niso; e <lem n='141' type='0'/>dispiacendogli ci� che<lb/>
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rapio, e ebbe di lei <lem n='481' type='0'/>Eaco, padre di Pelleo e avolo d'Accille; il quale<lb/>
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Quivi, non avendo egli mai n� in <lem n='116' type='0'/>ispecchio n� in altro veduto se<lb/>
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Sesto, dove Ero, sua donna, dopo molto pianto, il fece sepelire.<lb/>
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s'uccise: e amenduni poi furono insieme sepelliti in uno sepolcro.<lb/>
Queste cos� gran forze di Venere dice l'autore che erano quivi dipinte.<lb/>
Dice apresso che vi vide <lem n='44' type='0'/>similemente dipinto <lem n='318' type='0'/>Ercule in grembo a Iole;<lb/>
la cui <lem n='120' type='0'/>novella � cos� fatta. <lem n='318' type='0'/>Ercule, avendo vinto una provincia, la quale<lb/>
� in <lem n='310' type='0'/>Grecia, che si chiama <lem n='620' type='0'/>etolia, e <lem n='246' type='0'/>cacciatone <lem n='621' type='0'/>Eurico re, s'innamor�<lb/>
s� forte d'una giovane che aveva nome Iole, figliuola del detto <lem n='621' type='0'/>Eurico,<lb/>
che, dimenticata <lem n='286' type='0'/>Deianira sua moglie, si mise a starsi con questa Iole.<lb/>
La quale conoscendo l'amore che <lem n='318' type='0'/>Ercule le portava, gli fece porre gi�<lb/>
la <lem n='190' type='0'/>pelle del leone, la quale egli rigidissimo uomo sempre portava<lb/>
adosso, e in luogo di quella il fece vestire di porpora, e fecegli pettinare<lb/>
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<pb n='471'/>Appresso dice v'era dipinta Biblis dietro a Cauno. Biblis fu <lem n='342' type='0'/>sirocchia<lb/>
carnale di Cauno, e furono figliuoli di Mileto e di Ciane.<lb/>
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turbatosi, si part� di casa sua e cominci� a fuggire costei; ma essa il<lb/>
seguio infino a <lem n='622' type='0'/>Carra: quivi vinta dal dolore, si convert� in fonte.<lb/>
Alcuni dicono che ella s'impicc� per la <lem n='173' type='0'/>gola.<lb/>
Queste istorie e forse molte altre <lem n='439' type='0'/>testimonianti le forze di Venere<lb/>
vedute dalla orazione di Palamone, dice l'autore che l'orazione pervenne<lb/>
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si possono dire tutti coloro li quali, dopo lungo amare, o con <lem n='93' type='0'/>arte<lb/>
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<lem n='70' type='0'/>perseverando dimorano. Dice adunque che Venere era nella pi�<lb/>
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cose apparenti si prendono, perci� che questi cotali, veggendo un<lb/>
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lascivia; la quale lascivia intende essere il basciare, il toccare e il<lb/>
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Di che avvedendosi <lem n='318' type='0'/>Ercule, avendolo forte stancato, <lem n='43' type='0'/>nol gitt�<lb/>
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morissi. Di questo si dolfe lungamente Orfeo, e molti <lem n='40' type='0'/>prieghi ne porse<lb/>
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Orfeo adimandava, e udito che egli <lem n='641' type='0'/>rivoleva la moglie, acci� che li<lb/>
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la perdesse da capo e pi� non la dovesse <lem n='413' type='0'/>radomandare. Per<lb/>
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Palemone; e, come nel testo si legge, il cavallo d'Arcita adombr� e<lb/>
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Laumedonte, re di Troia: del quale egli ancora fece uno <lem n='140' type='0'/>segno in<lb/>
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gigante perseguit� molto Venere, la quale, paurosa di lui, con<lb/>
Amore in braccio, il quale era piccolo fanciullo ancora, fuggendolo<lb/>
pervenne ad <lem n='379' type='0'/>Eufrate fiume, e quivi tra le cannuccie nate in su la<lb/>
riva si nascose. Avvenne che soffiando il vento in queste cannuccie,<lb/>
elle cominciarono a suonare, di che la paura crebbe a Venere che quello<lb/>
suono non fosse de' nemici che sopravenissero; per che ella pietosamente<lb/>
cominci� ad invocare l'aiuto delle ninfe di quella contrada,<lb/>
laonde subitamente apparvero due pesci, sopra li quali ella e 'l<lb/>
figliuolo saliti <lem n='538' type='0'/>valicarono il fiume; in <lem n='94' type='0'/>merito del quale <lem n='48' type='0'/>servigio ella<lb/>
gli trasport� in <lem n='55' type='0'/>cielo e <lem n='101' type='0'/>fecene quel <lem n='140' type='0'/>segno del sole che si chiama Pesce.<lb/>
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al quale essendo rimproverato che egli non era figliuolo del<lb/>
<pb n='551'/>Sole, <lem n='239' type='0'/>ramaricatosene alla madre, ella il men� alla casa del Sole, dove<lb/>
ricevuto dal padre, domand� di grazia di potere menare il <lem n='164' type='0'/>carro<lb/>
della luce, il quale il padre avendogliele <lem n='12' type='0'/>promesso e non <lem n='47' type='0'/>potendogliele<lb/>
disdire vel mise suso; il quale come pervenne in quella parte<lb/>
del <lem n='55' type='0'/>cielo dove � il <lem n='140' type='0'/>segno dello <lem n='508' type='0'/>Scorpione, impaurito di lui, abandon�<lb/>
i <lem n='36' type='0'/>freni de' <lem n='23' type='0'/>cavalli che tiravano il <lem n='164' type='0'/>carro della luce, per la qual cosa i<lb/>
<lem n='23' type='0'/>cavalli, usciti del <lem n='179' type='0'/>cammino usato, salirono pi� alto che non dovevano<lb/>
e <lem n='219' type='0'/>cossero tutto il <lem n='55' type='0'/>cielo nella fine del <lem n='140' type='0'/>segno di Libra e nel principio<lb/>
di <lem n='508' type='0'/>Scorpione: e ancora si chiama quella parte del <lem n='55' type='0'/>cielo dagli astrologi<lb/>
Via combusta. Poi discesero i detti <lem n='23' type='0'/>cavalli verso la terra, e quella<lb/>
tutta <lem n='358' type='0'/>riarsero, e <lem n='420' type='0'/>seccaronsi li fiumi e le fonti, di che la terra porse<lb/>
<lem n='40' type='0'/>prieghi a Giove che di ci� la dovesse aiutare; per li quali <lem n='40' type='0'/>prieghi<lb/>
Giove fulmin� <lem n='301' type='0'/>Fetonte, e egli cos� fulminato cadde nel Po, dove poi<lb/>
dalle <lem n='342' type='0'/>sirocchie fu <lem n='280' type='0'/>sepellito, e fu da loro posto l'<lem n='509' type='0'/>epitaffio, cio� il <lem n='74' type='0'/>titolo<lb/>
sopra la <lem n='123' type='0'/>sepoltura.<lb/>
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nel menare de' triunfi.<lb/>
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andarono in <lem n='48' type='0'/>servigio di Pollinice allo assedio di Tebe, Anfiorao, il<lb/>
quale era ottimo augure, cio� <lem n='645' type='0'/>preveditore delle cose future, s'avide<lb/>
che se egli v'andasse, mai non tornerebbe a casa, e per ci� si nascose<lb/>
n� si fid� d'altra persona che d'<lem n='421' type='0'/>Erudice, sua moglie. Onde, andandolo<lb/>
Adrasto e gli altri re greci cercando e non <lem n='80' type='0'/>potendolo trovare,<lb/>
avvenne che Argia, moglie di Pollinice, avendo cinta una bellissima<lb/>
e ricca cintura, n'and� un giorno a domandare <lem n='421' type='0'/>Erudice, la<lb/>
quale, vedendo quella cintura e <lem n='312' type='0'/>invaghitane, disse che se ella le volesse<lb/>
donare quella cintura, ella lo <lem n='228' type='0'/>'nsegnerebbe. Argia gliele don�,<lb/>
e ella lo 'nsegn�. Dice adunque l'autore che cos� bella fu la cintura<lb/>
<lem n='2' type='0'/>data a palemone da <lem n='457' type='0'/>Emilia come quella che Argia diede ad <lem n='421' type='0'/>Erudice.<lb/>
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Leda � mostrato di sopra.<lb/>
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nelle cose precedenti, la battaglia scritta fu di maggio, e allora<lb/>
sono le <lem n='122' type='0'/>notti vicine alla loro maggiore piccoleza, la quale � a mezo<lb/>
giugnio.<lb/>
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rogo anzi che sia acceso, e poi che � acceso si chiama pirra. - <supplied><hi rend='italic'>ciaschedun</hi></supplied>: re.<lb/>
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per la sua superbia fossero uccisi da Apollo e da Diana, figliuoli<lb/>
di Latona. Li quali furono <formula>XIIIJ</formula>, e ciascuno fu dalla madre, cio� da<lb/>
Niob�, messo per s� in una urna, e poi portati in Sifilone; e poi che<lb/>
da Niob� sepeliti furono, ella si trasform� in uno sasso. E cos� mostra<lb/>
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<lem n='78' type='0'/>ebbene due figliuoli; la qual cosa sentendo Atreo, non <lem n='80' type='0'/>potendolo<lb/>
uccidere, il cacci� dal regno, col quale fuggirono i due figliuoli.<lb/>
Dopo alquanto tempo disiderando Atreo di fare pi� fiera vendetta<lb/>
<pb n='594'/>della ingiuria fattagli da Tieste, mand� dicendo a Tieste che egli<lb/>
volea <lem n='535' type='0'/>paceficarsi con lui e ritornarlo nel regno. E dopo molte <lem n='120' type='0'/>novelle,<lb/>
Tieste, il quale era in <lem n='314' type='0'/>esilio e in miseria, si rec� a credere alle<lb/>
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e con gran festa il ricevette. Poi la mattina seguente<lb/>
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sul fare del d�, secondo la costumanza loro, fece apparecchiare da mangiare<lb/>
a Tieste, e fecegli porre innanzi questi suoi figliuoli <lem n='648' type='0'/>smembrati<lb/>
e <lem n='221' type='0'/>cotti; e quando ebbe <lem n='152' type='0'/>mangiato, gli <lem n='88' type='0'/>manifest� che egli aveva <lem n='152' type='0'/>mangiati<lb/>
i figliuoli. Mentre questo male si facea, il sole si cominci� a<lb/>
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da Atreo, subitamente si torn� indietro; e dove doveva il d�<lb/>
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quella <lem n='42' type='0'/>voce che risuona nelle valli poi che altri ha gridato; e volle<lb/>
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de' <lem n='149' type='0'/>novelli sposi con uno legno, chiamato teda, acceso in mano, il<lb/>
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<lem n='357' type='0'/>Pallade sono una medesima, e fu poi questa <lem n='357' type='0'/>Pallade da quello padule<lb/>
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Pallas, dimorando allato alla soprascritta palude, delle cannuccie,<lb/>
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Aragne, vergognandosi d'essersi <lem n='238' type='0'/>vantata e non <lem n='16' type='0'/>ritenere lo 'nvito fatto<lb/>
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a questo acordo, che colui che vincesse facesse de l'altro ci� che gli<lb/>
piacesse. Vinse Apollo, e fece scorticare Marsia, il quale, cos� scorticato,<lb/>
fu dall'iddii convertito in uno fiume, il quale ancora si chiama<lb/>
Marsia.<lb/>
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<lem n='524' type='0'/>Fitone fu un grandissimo serpente, il quale Apollo con le sue saette<lb/>
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etc<sic>.</sic></hi> Scrivono i poeti le <lem n='259' type='0'/>Muse essere <lem n='20' type='0'/>nove ottime cantatrici e abitare<lb/>
allato ad una fonte la quale � in sul monte Parnaso, e quivi cantare<lb/>
loro versi; nel mezo delle quali dicono che Appollo siede e suona<lb/>
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chiaro; ma credo io sia uno bastone al quale siano appiccate <lem n='393' type='0'/>palle<lb/>
di piombo, con le quali l'uno percuote l'altro di coloro che vi giuocano,<lb/>
e � <lem n='92' type='0'/>pericoloso e mortal giuoco. In questo vinse Polluce Ameto, re di<lb/>
<lem n='489' type='0'/>Tesaglia.<lb/>
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intagliate le <formula>XII</formula> <lem n='68' type='0'/>fatiche d'<lem n='386' type='0'/>Alcide, cio� d'<lem n='318' type='0'/>Ercule; delle quali qui di<lb/>
due solamente fa <lem n='51' type='0'/>menzione. La prima � che essendo egli ancora picciolo<lb/>
fanciullo nella culla, Giunone, sua matrigna, mand� due serpi<lb/>
ad <lem n='245' type='0'/>ucciderlo, le quali due serpi <lem n='318' type='0'/>Ercule, cos� piccolo come era, prese e<lb/>
<pb n='626'/>uccise. La seconda si � del leone, il quale egli nella selva chiamata<lb/>
Nemea uccise.<lb/>
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quale a quel tempo essi usavano di gittare e in pinta e in volta, come<lb/>
oggi si gittano le pietre: in questo <lem n='425' type='0'/>Evandro vinse Sarpedone.<lb/>
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fosse la propia forma di questi giuochi e di quegli che seguono non<lb/>
<pb n='627'/>abbiamo: e chi era in questi vincitore era coronato d'ulivo.<lb/>
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quegli era coronato d'alloro. - <supplied><hi rend='italic'>pennei</hi></supplied>: d'alloro. - <supplied><hi rend='italic'>mai</hi></supplied>: cio� rami.<lb/>
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di quegli era coronato d'appio.<lb/>
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quando si dolevano di Creonte a Teseo.<lb/>
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</div><div type='ref'><head>L. 12, 22.5</head><supplied><hi rend='italic'>il dover</hi></supplied>: cio� il<lb/>
piagnere.<lb/>
</div><div type='ref'><head>L. 12, 23.4</head><supplied><hi rend='italic'>tra lor</hi></supplied>: cio� tra la <lem n='4' type='0'/>volnt� e la ragione.<lb/>
</div><div type='ref'><head>L. 12, 23.6</head><supplied><hi rend='italic'>il che s'avien</hi></supplied>: che 'l dolor vinca.<lb/>
</div><div type='ref'><head>L. 12, 23.7</head><supplied><hi rend='italic'>il guarder�</hi></supplied>: il dovere.<lb/>
</div><div type='ref'><head>L. 12, 24.1</head><supplied><hi rend='italic'>tante infamie</hi></supplied>: perci� che, come in molti luoghi di sopra si<lb/>
pu� leggere, li Tebani in diversi atti fecero molte soze cose.<lb/>
</div><div type='ref'><head>L. 12, 24.6</head><supplied><hi rend='italic'>nel reame molosso</hi></supplied>: � in quelle contrade ove � Durazo.<lb/>
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</div><div type='ref'><head>L. 12, 27.2</head><supplied><hi rend='italic'>questo</hi></supplied>: che io amassi Arcita.<lb/>
</div><div type='ref'><head>L. 12, 27.4</head><supplied><hi rend='italic'>sua</hi></supplied>: d'Arcita.<lb/>
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</div><div type='ref'><head>L. 12, 28.4</head><supplied><hi rend='italic'>fosse mia</hi></supplied>: <lem n='457' type='0'/>Emilia.<lb/>
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</div><div type='ref'><head>L. 12, 29.4</head><supplied><hi rend='italic'>gi� molto etc<sic>.</sic></hi></supplied>: quando gli dicea che non piagnesse, <lem n='654' type='0'/>riconfortandolo.<lb/>
</div><div type='ref'><head>L. 12, 28.6</head><supplied><hi rend='italic'>Penteo</hi></supplied>: cio� Arcita.<lb/>
</div><div type='ref'><head>L. 12, 30.1</head><supplied><hi rend='italic'>ci� che dicevamo</hi></supplied>: cio� di prendere <lem n='457' type='0'/>Emilia per moglie.<lb/>
</div><div type='ref'><head>L. 12, 30.7</head><supplied><hi rend='italic'>quel</hi></supplied>: che l'avea primo tolta. - <supplied><hi rend='italic'>el</hi></supplied>: cio� il fratello rimaso vivo.<lb/>
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</div><div type='ref'><head>L. 12, 35.2</head><supplied><hi rend='italic'>delli cui cori</hi></supplied>: di Diana. - <supplied><hi rend='italic'>il <lem n='151' type='0'/>numero<lb/>
minore</hi></supplied>: <lem n='347' type='0'/>scemandone <lem n='457' type='0'/>Emilia.<lb/>
</div><div type='ref'><head>L. 12, 35.4</head><supplied><hi rend='italic'>dell'altra</hi></supplied>: cio� di Venere. - <supplied><hi rend='italic'>maggiore</hi></supplied>: agiugnendovi <lem n='457' type='0'/>Emilia.<lb/>
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</div><div type='ref'><head>L. 12, 40.3</head><supplied><hi rend='italic'>allor che etc<sic>.</sic></hi></supplied>: quando uccisero i maschi loro, come � detto<lb/>
di sopra.<lb/>
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senza nemico.<lb/>
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</div><div type='ref'><head>L. 12, 52.1-2</head>Mostrato � di sopra come Anfione<lb/>
con la dolcezza della sua cetara mosse i monti a chiudere Tebe di<lb/>
<lem n='35' type='0'/>mura. Ove � da intendere che la dolcezza della sua cetara fu la forza<lb/>
della sua <lem n='655' type='0'/>eloquenzia, la quale mediante le <lem n='259' type='0'/>Muse s� <lem n='217' type='0'/>ordin�, che elli,<lb/>
parlando ornatissimamente, indusse gli uomini della contrada a fare<lb/>
le <lem n='35' type='0'/>mura di Tebe. E queste <lem n='259' type='0'/>Muse invoca qui l'autore, dovendo disegnare<lb/>
la bellezza di <lem n='457' type='0'/>Emilia.<lb/>
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- <supplied><hi rend='italic'>dipinta</hi></supplied>: cio� <lem n='656' type='0'/>lisciata.<lb/>
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</div><div type='ref'><head>L. 12, 64.1-3</head><supplied><hi rend='italic'>N� era <formula><g ref='ell'/></formula> partimento</hi></supplied>: aveva <formula>XV</formula> <lem n='144' type='0'/>anni.<lb/>
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<lem n='457' type='0'/>Emilia.<lb/>
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combattere con Arcita, come di sopra appare.<lb/>
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tutta Italia.<lb/>
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prima che questa, alcuna istoria di guerre.<lb/>
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� nella coda della minore <lem n='340' type='0'/>Orsa; cos� l'autore in questo suo<lb/>
<lem n='532' type='0'/>navicare, cio� nel comporre di questo <lem n='13' type='0'/>libro, ebbe per Orsa, cio� per<lb/>
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