Ebi vostra letera a die 17 de lo dicto
quale vidy no eravate ben chiaro, de che monto m'è doluto. Vidi apresso de
ogni cossa contenuta in la dicta letera, e, breve respondendo, a mi pare che
voi abiate auto dispiaxere e malinconia asai, e li vostri pari bissognono de
alegreza e festa, e ancora talota Idio premete e lascia venire sopra le criature
alcunne
che sia in vostra salvacione cossì per l'anima como per lo corpo. E dixe uno
proverbio: no te lassiare redure al punto
intenderete asay meiho che no ve so dire. A le autre cosse no bissogna
repricare.
Penso che voi sapiate che le autre doe
sono venute, jà fa più de vinti jorni, chariche de
jorni se misse grande fortuna e andò in fondo la
se portò a lo molo il corpo di
fexe a Dio nostro Signore, il vento se cambiò in meno de spacio de una ora
sifatamenti che mai possa non è stato fortuna, e quela
e serà buona.
Il nostro
in jorno. Criste il mandi con alegreza. Il
ben reverito da done e
Idio dicerna il migiore.
Qui è grande mercato de
passato, videlicet quele di la
'sai cessata, et li
spicigando, come vano alcunni a recogere certi spighi de
segati. Idio ghe provega, se li piaxe.
De' facti e de'
stato mandato niente. Credeva averli tuti o la più parte, et, se li avesse auti,
arei maritato una de le mie fanchule, chè n'ò ancora due in
mandare in
recoperacione de li dicti
a, dire per lo presente. Criste ve dia gracia et forza, e ve meta in cuore che
faciate sì e in tal modo che lo corpo vostro et l'anima sia in vertude de Dio
nostro Signore; amen. Li autri
Christe remedie ne li fati nostri. Se ne lo mio scripvere avese falato, areilo fato
nocentementi.
Per