Non vi rispuosi prima perchè, fatte le vostre
ambasciate, di presente mi venne andare a Barberino di Mugello,
e sono stato tre dì; e truovo una vostra lettera ne'
due dì. Questo appresso rispondo.
A Nofri feci la vostra iscusa del vino. Ringraziò del fiasco:
disse avea molte opere, e non volle bevessono d'una botte di
vino ch'avea; e però mandò a comperare con barile: e fallo
spesso, quando mette i fossi.
A Guido parlai: e prima alla donna in persona; e dissi
l'ambasciate le mandavate, voi e la vostra donna. E
dissigliele con tanta efficacia, ch'io la feci ismemorare; e
vergognossi della promessa di Guido, che fatta avea a mona
Margherita; perch'ella è una carissima donna, et è vergognosa
come una fanciulla, e sempre vestì come vecchia essendo
giovane; e non andò mai a festa nè simili viaggi, essendo
bella e appariscente come è. E una maraviglia! e nullo
modo nè ella nè altre di quella casa verranno a veder fiera
questa volta.
Perchè scrivo questa come iscavalcai, non vi so avvisare come
sono proceduti i fatti dell'amico nostro ser Antonio. Sarò in
sul fatto; e per lettere, o a bocca, vi risponderò. Poi che
tanto teneramente ne scrivete, dee esser bene vostro amico, e
conviene che sia mio: e in quel fatto, o in altro, gli sarò
amico, s'egli arà a uscire di paese.
Cerco del fine della lettera tosto, perchè veggio sono atteso
da alcuni, cui io ho sconcio per partire. E però perdonate;
ch'a Dio v'accomando.
Lapo vostro. v di settembre.