scriva, perchè tanto dire con voi e tanto darmivi, io non vi venisse in
fastidio o tedio, come si fa della cosa che l'uomo tiene per sua e
possiedela di continovo. E già alla fede vi prometto il feci col nostro
perchè poi ritrovandomi e' mi facesse migliore
sapesse di miglior sapore. Sapete addiviene di tutto, e delle cose di
letizia e delle cose da vivere: vedete! usando
vengono a una cotale disidia e negligenzia, se a tempo non sono
sottratte. E con voi non ci ha modo io il possa fare, almeno nello
scrivere: tanto diletto ho vedervi di vostra mano tanto porvi a star
meco; non altrementi che quando con mille
tra uomo e uomo, che mi parea vedere
E noi cognoscete, e pe' miei altri difetti mai nol conoscerete; se non
quella volta che morte mi torrà da' vostri occhi. Bene ho tanto
cognoscimento da chi mi mise l'anima in questa carne, che voi mi fate
assai e troppo, alla natura ch'avete d'avere sospetto la gente, che già
forse v'ha gabbata: mi basta e più che basta ch'io vi sia confidato de'
meno de' dieci l'uno, de' mille conoscenti ch'avete. E io debbo avere alla
vostra natura
peso: e sono presto, in ogni cosa. Però de' miei pondi avete già portati
assai, perchè non so fare io non mi rompa; e hovvene chiamato savio e
accorto; e veduto che gli avete meglio, i miei, sopportati che io non
meritava.
E fatti di
mettere; e andai a lui, mancandomi
e l'acconcio della mia
andare a
dico per la verità, non per darvi gradi; chè gli areste a dare a me per
ogni uno tre. Ma vedete che pure non ier l'altro, parlando con uno, mi
rispuose e allegò
Il perchè mi dolgo di
Però che nè
sapeano tutto, me 'l doveano dire; chè sanza il
obbligare, salvo se fosse
l'animo mio: e che mi rispondesse, che se padre vi bisognava, per non
averlo
questo fatto è mio. Alla
ch'ella è piena come avete più volte scritto, e più. E io sono di quegli
penso ella sia stata utile, e forse necessaria, pe' casi dà il mondo di
leggiere.
Do! fatemi uno servigio: non vi date malinconia de' fatti di
Il fine non fia altro che buono. Come che per lui io non vi sia obbligato a
farvi
d'
fare, e il
dirà vero: ma che volete fare, s'egli è impotente?
La terra vi dicea, è 18
da
or fa dodici
dell'anima vostra! perch'io veggio oggi più che mai, che si fa dopo la
morte per l'amico. E l'onore della vostra persona è di chi v'ama; che voi
non lasciate far tutto dopo voi: chè siete sì semprice che credete, quello
che non volete o non potete far voi, facciano per voi gli amici, sanza
grande istrazio di tempo. Ma questa era poca, e forse è or
forse non è; perchè per lo rifare, si dice, dell'
mostra. Ma io pensava accozzalla con
dirimpetto a me; e sonvi tutte
200
non ha poi quello
così
chi uscirebbe a buon
morto foste, o s'io campasse dopo voi: e ardisco a dire, che ogni
comune savio direbbe ch'io andasse cercando briga a
anche, che dicendo voi no, non vi sapesse intendere, volendo voi
raunare e raunare pe' poveri di Dio. Or nulla fate contra l'animo vostro. E uno Savio dice così: Mai non si vuole isforzare l'amico, o radi volte.
male; e
faccende c'ho. E questa non farei, se non che piove, e sono in
licito a dire.
Se fosse costà venuto per farvi un poco carestia di me, ec
porre il
per vedervi un poco arrovellare; e a voi sarei venuto spesso: non penso
vi si venga per la noia che ci è. Beati i morti che muoiono bene!
Maladetti i vivi pieni di faccenda, se non è per Dio, o per vivere!
Disse a questi dì uno vecchio savissimo: Ch'era fuor di sè il ricco che
facea
ricco non bisognava torsi il riposo e la buona vita che si toglie, e il
ricordarsi di Dio, come e' fa, per la
de' minori
può fallo vituperare e fallire. Puosimi in cuore di dirvelo. E per la carità
che fra noi vive, vi prego leggiate questa parte tutta a monna
di me; poi ch'io no le posso scrivere; e perch'elle dica quello le pare di
questo detto.
amici: bastivi,
D'
richiedere
guardi. A
lettere mai m'avete scritte. A Dio v'accomando.
I due
Oggi dì XXVII iscontrai
chiarirò meglio.