Arete auta una mia ultima in questi dì: con lettera d'
fatevela dare, per non avere a ridire
vostra mano, de' fatti di colui v'abbominoe; e una di
se io l'avesse voluta. E in queste dicevate me ne mandaste una grande
col
via, e dice che ha scritto per riavelle. Dicevate erano cose da vegghia.
Non arò quella faccenda, ch'io no le legga sanza vegghia.
De' fatti di
come meglio vuole la ragione, e anche vantaggialla un poco, sì che dalla
parte vostra nulla manchi; ed all'avanzo starete contento, come gittarà
la ragione, e la
impaniando per farsi grasso più che non bisognava. E penso il principio
de' suoi mali fu volere benifici di Dio con
vera: Niuno è savio, se non è buono e che tema Iddio. Iersera tornò il
l'avesse a male. E non è che questo stagimento vaglia, perchè
si potrà ancora usare per gli ordini nostri: e credo si diè il dì medesimo.
E prima hanno a passare dieci dì, e hassi a
all'
per intraversare quella foga; e seguiremo tanto che, se forza non fia
fatta là, gli piglieremo per lo
sono tenuti a quello
di più che trecento. El dubbio è in queste
dico ne'
parlerò de' suoi 50, come dite.
Io non so qual s'è il meglio, o iscrivere voi agli
rinfrescare quello e' hanno dimenticato; o pure scrivere per iscusarsi. Se
in questa fia la
meglio fia. Com'io vi dissi in altra, molti dicono di voi bene, che forse
cancellano quelle novelle; ma chi dicesse mal di voi, d'esservi male
condotto la vita vostra a stare nella età che siete, e presso alla morte
puossi dire, in tanti impacci e vegghie e
non saprei io bene a ragione sostenervi. E questo è quello che porta:
però che è troppo troppo
che? colle
non non cambiare l'anima con nulla; altro che, oltra 'l bisogno, non
pensare se none di Dio, e cercare di morir bene. Or penso Iddio vi farà
grazia, se la vorrete; poi che tanto v'astetta: ma sempre mai non vi
astetterà. Perdonatemi: così vi priego per amor di Dio.
Pure l'ha Iddio riserbato per lo meglio dell'anima sua, perch'egli
ammendi forse delle cose che, già insieme con voi ragionando,
dispiacciono
di voi quanto saprò. El fanciullo mio, ch'io sotterrai ora di
sei
Deo gratias. E i fatti di
Il tutto n'è
ma vostro amico è: hogliene detto l'animo mio; hogli mostrato come il
Se in questa fia una lettera viene a voi pe' fatti d'
leggetela; ch'io ve la fo: e in parte fia vera, e in parte non così: a fine
che, andando a lui, gliela leggiate; se e' si movesse a pietà di questo
d'accordo dicono, che e' perde la fama sua in
fallenza: e dannomi grande speranza che e' no la farà; sì buono
e sì nomato
vale, se non v'è la fede delle cose promesse. Alcuno de'
caro gli parlaste, o a
uno verso di risposta. Forse
voglio più mandare a torno. Increscemmi di troppo stare fece costà: a
voi gra' mercè.
Iersera mi mandò a dire
ch'avea dati per me a
miei. Ma chi mi porge la mano, a pena piglio il dito: e altrementi
facendo, vorrei la morte.
Ecco come direi io:
«
che ho di scusarmi dove non è difetto, mi faranno dire poco, ma
reverentemente alcune parole alla Nobiltà vostra. E udendo i nomi di chi
voi siete, che pure i più cognosco, penso la mia innocenza arà luogo a
venirvi innanzi. Pare vi sia stato porto, che essendo a certo
in presenza di giovane uomo vostro
presenza di
io avesse a dir male del mio signore, il
buona parte de' paesi del mondo.
«Nulla vi dirò di scusa, se non questo: pensate come l'arei detto, che io
sapea che
minimo
altro non ho fatto una
Fiorentini da bene, vi siano ricevuti, ben ch'io non vi sia, e per loro vi
tengo parecchie onorate letta. L'altra è, che vi piaccia per onore di me
sapere chi errò, o egli o io, da' detti due valenti ch'erano presenti; che
se non che io gli ho reverenza come a padre, io gli direi: Quando sarai
più oltre cogli
«Parvemi bene licito, perché 'l veggo costà usare, potermi dolere di chi
mi puose costà
questo paese posso dire non avea nulla. Or perdonatemi,
tenete, che per questo più amerò il mio
colui, come d'adirato allora, sarò ancor fratello e amico.»
Fatela di buona lettera, e puntata bene.
E l'amico non è di quello