Stasera alle 24 venne
starò, perchè la vita de' giovani m'è in odio; e diemmi uno
lettere. E al presente non dirò molto, perchè attendo una n'avete scritta
a
vorrei; sì che per la prima n'arete da me risposta. Dirò al presente
quanto m'occorre per lo
Prima ho letta la lettera di
stanno sì, secondo me, ch'io ho caro l'abbiate fatte, e andranno; e penso
gioveranno. Io mi fidava bene, che per mia lettera
sarebbono fermi alle oneste cose, come quaglia da bracco che fermi.
Riserberommi a' bisogni, e 'l tempo ci consigli: dico, s'io avesse loro
scritto io.
cagione pensavate uscir più tosto di
Dio vi dia grazia pigliarne el meglio. Tanto vi dico, che se fosse perchè
temeste che cotesto savio e buono
ponesse
cagione; però che e' dee pur conoscere l'onor suo; e crederei che anzi
ponesse mano a
uficio di tale dolce e amorevole
raffermare il suo stato: e non che costì, ma crederei che a
fosse fatto; sappiendo cotestui come siete nel reggimento di qui,
esser de' nostri
cominciare a diventare nimico de' suoi fratelli, pensarei mai questo non
potesse essere. Or voi non mi dite la cagione della vostra partita; ma
s'ella è giusta, venitene. La
l'affiderete in tutto, e non curate, e le persone leggieri leggieri
condurrete di fatto in sul nostro. E non temete. Ben dico che volendo
andare in
farei la via da
salvo che del tornare a
trovarmi a
farei condurre salve le vostre cose. Or io pesco sanza rete, nè so ch'io
mi dica; nè so la cagione della vostra tornata. So bene che la stanza
vostra costà mi piacea, perchè tutti i Fiorentini v'amano; e per dottanza
che non andaste a
vostro pari. Nondimeno v'ho più caro torniate, se ci ha buona cagione,
che se stesse con dispiacere niuno. Che nulla disidero di voi, se non
vedervi vivere lieto; e che al partire l'anima vostra vada bene. E però
non guardate a' miei avvisi: tornate, s'a voi pare. Iddio sa tutto.
Vostra
però che l'acqua dell'orina corre allora sì bene e sì forte per le vie sue,
che ne mena ogni bruttura e rena che truova per via. Io spero vedervi
tosto; e trovarete che di questo difetto io ne veggio assai: e veggiomi
sano per la regola. Dico bene, che quell'
bere, a far bene, quando la sera dinanzi aveste poco
trovasse le vie non galcinose di troppo
ispazzare. Ella è cosa di troppo valore: ma non ogni mattina, direi;
ch'avendolo fatto quattro o sei mattine, metterei in mezzo quindici dì; e
che lo stomaco sia voto bene: facendo così, quella rena abbiate cara. E i
più ne fanno, eziandio sanza
E credo basti mettere a fuoco mezza
e torni a mezzo.
La lettera avete scritta a
d'uno
mio. Mirabile cosa è quanto vedete alcuna volta, e quanto alcuna volta
non vedete, per lo rompere, vi fate. Ma altro non potete: così cognosco;
e hovvi gran compassione.
L'altre lettere ho tutte lette, e farolle tutte dare, e stanno bene. Non ieri
ma l'altro, vi scrissi sopra quella materia delle
v'ho a dire.
Voi dite, mi date troppa noia: voi errate. Sapete bene che i pesi
portavate al
richeggiovi per l'amore è tra noi e per la nostra amistade, che viviate
lieto; sia che vuole: e per questo conoscerete più Iddio, e arallo per
bene: e non curate così acconciare ogni cosellina. Guadagnare, sa fare
ogni tristo; ma non sa ogn'uomo travalicare, e lasciare andare, e
perdere. Io non credo qua vi sia fatto torto; tanta amistà avete in
questo