mandareste per me: e di voi continovi dì ho novelle. Ho la
cura tutta della
mi scusa, sanza chiedere perdono. Ben sono con voi spesso: e
tra gli assenti spesso s'hanno buoni diporti. Confortovi e
ricordovi spesso, vi rechiate a mente donde v'ha Iddio tratto
ne' dì passati; e come per quello gli piacerà siete in terra,
uscito d'assai torbido mare. Ben temo non accaggia a voi come
a nocchiere ingrato, che in terra dimentica tutti i boti
suoi.
La cagione del mio temere forse è naturale; però m'arae la
vostra discrezione iscusato; chè se non sentisse in voi
cognoscimento più che comune, tacerei. Sappiate
esser tristi, ad attendere a ricchezze, a carne, e alla
terra. Sola la virtù e la forza ci facciamo, ci fa esser
buoni. Veggo voi, allevato a
vecchio, alle vili cose; e però temo non sia malagevole alla
virtù vostra in vecchiezza vincere tanto cadimento, e
rilevarvi. Ma a Iddio è ogni cosa leggieri.
Non c'inganniamo: assai foste presso a morire. E io voglio
morire, se 'l
avvedere che le terrene felicitadi sono come sogni a chi
dorme, e tosto passano: e in quello modo che 'l dormiente
vede i tesori in sogno, e pargli esser ricco; e isvegliato,
nulla truova; così a punto gli addormentati e i pigri, che
stanno in sulle ricchezze e in sulle mondane e carnali
dilettazioni, quando dopo questa vita si destano, nulla si
truovano in mano. E tutto perfettamente conoscete meglio di
me. Ma io geloso temo, e erro spesso con voi; confortando
voi, e me non correggendo. Ma i miei fatti sono vili, i
vostri grandi. Pregovi vi confortiate con Dio: e quando
potete, leggete de' suoi
parerà innanzi, e avvisaravvi. Almeno le
sue, ponetevi in cuore di non torgliele: e penso esso
v'aitarà. Iddio, pieno d'ogni misericordia e bene, il faccia:
e in fine vi conduca, e voi e chiunche amate, a i suoi eterni
beni.
L'amico vostro, solo, in pace.