io gli avea promesso alla
ragione ch'io trattai tra voi e lui in quella
come persona che non me ne ricordava così a punto, io gli rispuosi per
lo generale; e ch'io farei e direi, ec
dogliendosi un poco, ch'io non ne facea nulla; e ch'egli fe bene ciò ch'io
volli alla
me n'avea domandato; e
nella mente come questo fatto dovette andare, a detto di
ne farei operazione con
Ieri, essendo in
femmene grande diceria, ec
gli promisi nulla: penso io bene, che io dovetti dire di farvi fare verso lui
ogni cosa giusta. E dicovi,
promesso, e io gliel promettesse oggi d'operarmene, ch'io farei bene;
però che in quella ragione non si mise se non quell'uno fatto, del quale
siate certo non areste mai auta
parti erano d'accordo. Sapete che io vi venni su a spizziconi, perchè mi
parea fare contr'alla legge e statuti di Dio; cioè, che di
veggendovi turbato, non volli dirvi cosa che v'avesse anche a
scandalezzare più: perchè vi cognosco esser troppo rotto contra chi vi
pare v'ingiurii; che forse Iddio ha fatto per lo meglio dell'anima vostra
quello che vi recate alcuna volta a mancanza.
vostro caro amico:
altri ch'usano con lui; e fate gran male. E hammelo or detto due volte; e
pur vi vuole bene bene. Non so io s'egli il fa così egli. Non so se disse
pe' fatti di
arrossar le gote: chè troppo ho per male che si tenghi ch'io vi vada
lisciando la coda; chè cattivi sono ch'il fa: e ch'il fa, fa come la serpe,
c'ha il veleno nel dirieto. Venni a voi a
per iscusato.
Oggi fui anche con
potrebbono esser ch'arebbono animo di lasciarvi, che nol farebbono
veggendo, ec
per molte cagioni e' volea far così. E che catuno che lasciava a quegli
infermi, almeno vedea quello che se ne fa: e che chi pensa far meglio,
che l'animo suo n'è molto consolato, ch'egli il faccia; perchè di queste
cose hae briga, e sostiella volentieri: e anche arebbe piu caro, che chi ha
lasciare, trovasse cosa che più piacesse a Dio; perchè a lui basta una
cappa.
Quando potete, vi prego si vegga se
gliel cavereste dell'ossa; tanto, dice, gliel fareste chiedere.
Non v'ho mai detto del bello servigio faceste a monna
quella fatica; che e' basta bene mi
sanza aver anche la noia del mulino: come che assai presto il diedi al
lasciarvi la sera con
e così m'aiuti Iddio, come io pensai piacervene in parte, perchè vidi le
poche parole mi diceste del rimanere io; che pensai volentieri vi stavate
solo con
sempre fate in mio dispetto. E com'io fui partito, m'avvidi avea errato;
chè allora dovea io ristare: ma 'l viluppo in ch'io era, ne fu cagione.
Figia, che per amistà chiedeva l'uno di grazia morir per l'altro. Nè anche
sono come i Sardanapali, ch'erano amici per ghiottornie e per guadagni.
Ma di quegli amici innacquati che corrono oggi, io non sono il piggiore. E
Iddio vi guardi d'avversità, che io non sarei de' primi a fuggire. Ma non è
atto ognuno ogni volta compiacervi d'ogni minima cosa che volete; e voi
subito mi dite innanzi: Io non ho amico niuno! E non è buono nè onesto
detto. A Dio v'accomando: e priegolo vi dia grazia di sapervi vincere in
dimenticare le 'ngiurie: ch'io n'ho patite sei tanti di voi; e, grazia del
Signore, nulla vendetta disidero, ne a uomo vivente mal voglio. Se
lascerete fare a Dio, e pure a' tristi medesimi, tutti i cattivi e
gl'ingiuriatori vedrete